Una mostra per riscoprire la cultura di Monaldo Leopardi

Giacomo Leopardi sosteneva che «il leggere è un conversare che si fa con chi scrisse». Una mostra promossa a Recanati dalla Regione Marche insieme alla famiglia Leopardi ripercorre nel bicentenario dell’apertura al pubblico della biblioteca voluta dal padre Monaldo, la formazione culturale di Giacomo e il suo rapporto con i contemporanei attraverso i libri. Giacomo dei libri. La Biblioteca Leopardi come spazio delle idee, mostra allestita a Palazzo Leopardi, presenta testi, documenti, lettere e oggetti che testimoniano l’evoluzione del pensiero del poeta, da bambino prodigio a grande letterato. Ma soprattutto dà conto del ruolo del padre Monaldo nell’avviare il figlio allo studio, coinvolgendolo anche nella creazione della biblioteca, che già nel 1812 volle aprire con liberalità e lungimiranza al pubblico. Non solo, nel suo testamento Monaldo lascia agli eredi il compito di provvedere «alla conservazione e buon uso della biblioteca, non solo per vantaggio e comodo dei miei discendenti, ma ancora per utile e bene dei miei concittadini recanatesi». Un ruolo assolto ancora oggi da Vanni, Olimpia, Giacomo e Piefrancesco Leopardi.
L’esposizione, diretta da Fabiana Cacciapuoti, curatrice del Fondo leopardiano della Biblioteca nazionale di Napoli, ci racconta un Monaldo, uomo legato culturalmente all’ Ancien régime ma aperto alla cultura, capace di creare una biblioteca avvalendosi delle migliori competenze tecniche dell’epoca, e attento alle «occasioni». Acquistò infatti molti fondi librari dagli ordini religiosi aboliti da Napoleone che lui definiva: «quel bricconcello di Corso che mangiava i miei regni uno dopo l’altro».

E nonostante il fatto che Monaldo non amasse gli scritti degli autori legati alla rivoluzione francese (come Rousseau, Pascal, Voltaire e Montesquieu) se li procurò comunque e li dispone in biblioteca scrivendoci «proibito». Giacomo dei libri resterà aperta fino al 31 dicembre 2013.
MSAC

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