Un regista, una splendida dimora patrizia del 1600 con tanta voglia di restauri, e la difficoltà di «fare cultura» alle porte di Milano. Come un vecchio nobile dimenticato, il maniero di Rocca Brivio Sforza vive il suo ritiro nel silenzio delle campagne fra Melegnano, San Giuliano e San Donato, dove l'esercito elvetico recitò l'ultima preghiera prima del massacro nella «battaglia dei Giganti». Va da sé che l'imponente portale a trifora, l'ampio parco con lo stagno e le volte a croce del porticato offrono alla Rocca uno scenario suggestivo per il godimento di convegni artistici e culturali. A parlarne con la passione di chi ha nella mente mille progetti, è il nuovo presidente di Rocca Brivio Sforza: il settantunenne regista Carlo Cotti. Lui, che si definisce «un ragioniere che ha sposato la cultura», fu allievo di Zeffirelli, Lattuada e John Huston, oltre che grande amico di Anna Magnani e Giovanni Testori, autore della «scandalosa Arialda» del 1960. «E a proposito di Testori - esordisce Cotti - sul piano nobile di Rocca Brivio dal 6 marzo al 5 aprile ne ospitiamo la mostra monografica con i pezzi più significativi delle opere pittoriche di questo poliedrico artista, tratte dalla collezione della compagnia del Disegno di Milano». La pittura accompagnò un Giovanni Testori dilaniato fra omosessualità e religione nel percorso di scrittore, poeta e drammaturgo. Inizia a dipingere giovanissimo, però alla fine degli anni Quaranta distrugge tutti i suoi quadri. «Ma poi - prosegue Cotti - eccolo ritornare alla pittura con nuovi cicli di fiori, tramonti, pugili e crocifissioni».
Fra gli eventi collaterali della mostra, letture, proiezioni e incontri con l'autore. Anche la mostra su Testori evidenzia il sogno di Rocca Brivio e di Carlo Cotti: «Divenire un polo culturale aperto ad ogni espressione artistica. Dal cinema alla pittura, dalla scultura al teatro, fino ai laboratori di pensiero». Già, magari un restauro qua e là ci vorrebbe. E forse anche un po' di riscaldamento in alcune delle numerose e ampie stanze, dove i sontuosi camini rimangono soltanto bocche che alitano il gelo invernale su ospiti e visitatori. «Per la ristrutturazione confidiamo nella Fondazione Cariplo e nella Provincia di Milano, che ha approvato il progetto, ma nonostante ciò intendo continuare a lavorare con contenuti e persone di valore, non voglio né veline né tronisti». Programmi in via di attuazione? «Certo, per esempio "A sipario aperto". Si tratta di un "work shop" con sei appuntamenti dal 6 al 28 marzo, dove giovani ambosessi impareranno da alcuni professionisti i lavori di chi sta dietro le quinte: truccatori, macchinisti, elettricisti, costumisti... Qui intendo selezionare bene almeno una ventina di persone. Come dicevo, non voglio veline né tronisti, ma giovani in cerca d'autore.
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