Motoripagine a cura di Pierluigi Bonora

AtenePiù che alle sportive a stelle e strisce come la Corvette e la Camaro, il marchio Chevrolet deve la sua notorietà e l’apprezzamento della clientela in Italia alla Matiz, city-car vissuta due volte, prima con passaporto coreano e poi americano, e alla scelta lungimirante di proporla tra le prime con l’alimentazione a Gpl. Ma era tempo ormai di dare una degna erede all’ultracompatta uscita nel 1998 dalla matita di Giugiaro. La Spark («scintilla» in inglese) è un modello completamente nuovo, che dell’antenata conserva solo l’architettura a 5 porte e 5 posti in poco più di 3,5 metri di lunghezza e qualche retaggio di stile.
Concepita come una «mini global car», simpatica ma adulta e in primo luogo pratica, è costruita in Corea come il modello che si accinge a sostituire, ma su una nuova e più avanzata piattaforma. Rispetto alla Matiz è più lunga (di 14 cm), più larga (di 10) e più alta (di 5), valorizza il maggiore ingombro con forme scolpite da nervature, sporgenze e spigoli e vi aggiunge soluzioni funzionali, come le maniglie delle porte posteriori inserite al posto del quarto finestrino laterale. Il risultato è una vettura dal look moderno e di forte impatto, che ricorda diversi altri modelli soprattutto di categoria superiore ma nessuno in particolare. Ed evidenzia all’interno una spiccata personalità con l’originale disegno della plancia a V aperta e la forte caratterizzazione del quadro strumenti con un display Lcd al fianco dell’unico e più tradizionale quadrante del tachimetro.
Ma la Spark si fa apprezzare anche per la maggiore sostanza che esprime: la qualità migliorata delle plastiche di rivestimento, qua e là ancora un po’ «povere» ma gradevoli alla vista e al tatto, la buona precisione degli accostamenti e l’accuratezza delle finiture. L’abitabilità, già notevole sulla Matiz in rapporto alle dimensioni, trae ulteriore beneficio soprattutto per i posti dietro dall’aumento del passo (di 3 cm) oltreché della larghezza. Qualche colpo a vuoto, invece, la piccola Chevrolet lo accusa nell’ergonomia (la leva del cambio in posizione troppo arretrata, la mancanza del poggiapiede per la gamba sinistra del guidatore) e per la pigrizia del nuovo motore 4 cilindri 1.0 con omologazione Euro 5, lento nella risposta al pedale del gas sia in accelerazione sia soprattutto in ripresa, tanto da richiedere un frequente ricorso al cambio manuale a 5 marce per assicurare un andamento fluido. Il brio che serve a destreggiarsi in città tra un semaforo e un cambio di corsia ce l’ha invece il motore 1.2, pure Euro 5, che non a caso esprime i valori di potenza (81 cv contro 68) e coppia massima (111 Nm anziché 93) a regimi di rotazione più bassi. Per il resto, l’agilità e la maneggevolezza non mancano di certo a una vettura che si fa bastare 9,9 metri per invertire la direzione e può contare sulla precisione dello sterzo con tradizionale assistenza idraulica e sulla bontà dell’assetto, a cui contribuisce l’adeguata impronta a terra degli pneumatici 155/70 su ruote da 14 pollici.
Qualche limite nella dotazione di base (ci sono l’Abs, 6 Airbag e il servosterzo, ma il volante è fisso e il bagagliaio si apre con la chiave) trova spiegazione nel prezzo di 8.950 euro della versione d’attacco, secondo la casa più basso del 10% rispetto alla concorrenza a parità di equipaggiamento. Parte invece da 11.050 euro il listino della Spark 1.

2 con l’allestimento Ls che comprende tutto ciò che serve, dagli alzacristalli alla chiusura centralizzata, la radio e il climatizzatore manuale. E costa infine 2mila euro (ma la spesa è compensata dagli incentivi) l’impianto del Gpl, disponibile per tutta la gamma.

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