Muccino si gode il successo: ho imparato a fare l’americano

Il regista: «Ho fatto il mio film facendo credere agli studios di seguire i loro consigli»

da New York

L'ha trattato come uno scolaretto. L'ha quasi fatto piangere. L'ha persino messo in castigo. Ma alla fine Gabriele Muccino ha fatto dell'attore comico americano Will Smith un sicuro contendente all'Oscar quale miglior protagonista di un film drammatico. La ricerca della felicità che nel suo primo weekend nelle sale americane ha dominato la classifica del botteghino Usa, vendendo biglietti per circa 20 milioni di euro.
Muccino non ha negato questi suoi metodi duri: «Magari litigando o urlando, ma alla fine ho fatto il mio film e sono molto contento del risultato - ha detto, aggiungendo: «Non è vero che in America ti fagocitano. Sono riuscito a difendere le mie idee. Intendiamoci, mi piace molto stare in Italia dove ho intenzione di tornare per un lungo periodo, però l'idea di lavorare qui in America e di portare il mio mondo in questa industria è molto stimolante». Non era mai accaduto, almeno negli ultimi anni, che una pellicola diretta da un regista italiano, sia pure di produzione americana, sbaragliasse la concorrenza sul territorio Usa. Così La ricerca della felicità ha già fatto storia: non c’è stato spettatore in tutte le città americane che lo scorso week-end non abbia pianto davanti all'incredibile storia vera di Chris Gardner, che ha ammesso che la regia di Muccino gli ha reso giustizia.
E anche la regina dei talk-show americani, Oprah Winfrey, l’ha aiutato a diventare un best seller quando settimana scorsa, in diretta, ha suggerito a milioni di neri di «andarlo a vedere portandosi dietro tutta la famiglia».
Eppure né lei né i maggiori critici americani si sono soffermati a fare le lodi a Muccino, che al suo debutto hollywoodiano ha fatto vedere agli americani come raccontare una storia di un self-made man con un'ottica tutta italiana. Smith si è subito aggiudicato una nomination ai Golden Globe, ma anche dopo aver accolto la notizia ha ammesso di dover ringraziare Muccino. «Effettivamente non è stato facile per me entrate in un mondo come quello dei neri americani, così lontano dalla mia cultura», ha ammesso il regista che nel primo weekend ha battuto altri grossi film natalizi americani come Eragon e Charlotte's Web. Insomma, per lui è un autentico trionfo, e ieri ha rivolto il suo primo pensiero dopo la notizia ai vecchi compagni di scuola: «A quei tempi - ha detto - ero un soggetto, portavo una maschera che mi avevano messo gli altri: ora invece ho fatto un film di successo a Hollywood e ne farò anche un altro».
Ieri mattina lui ha ricevuto le telefonate di Will Smith, di Tom Cruise, di Hilary Swank, di Charlize Theron. «Sto ancora qui a pizzicarmi, questa vicenda ha dell’incredibile». Poi continua: «A Hollywood contano più le doti politiche e diplomatiche che la creatività: il difficile è che devi riuscire a fare il tuo film facendo credere agli studios che stai facendo il loro, è un gran lavoro di diplomazia. E nessuno, nemmeno io - spiega - poteva immaginarselo. Intanto quando parlo in inglese quasi non balbetto perché fuori dal mio ambiente non mi sento più un semplice soggetto: quello è un complesso e qualcosa di simile ce l'ha anche mio fratello Silvio, ne parliamo spesso».
E la diplomazia ha dato i suoi frutti: «Del mio film - spiega - avevo girato due finali, perché quello che volevano gli studios a me non piaceva. Gli ho fatto vedere prima il mio, montato, è piaciuto e ho ottenuto il “mio finale”».

In attesa dell'uscita di La ricerca della felicità in Europa e in Italia (12 gennaio), Muccino si gode il momento, le vacanze di Natale in Italia e poi girerà l'Europa per promuovere il film. Dopodiché lo aspetta ancora l'America: «Visto come è andata, io un altro giro di giostra me lo faccio: finché non mi danno un calcio nel sedere...».

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