Muoversi per non cadere

Ogni anno un terzo delle persone over 65 e ben la metà degli over 80 perde l'equilibrio e cade. É un fenomeno in grande crescita in tutta Europa tra la popolazione anziana. Le conseguenze sono spesso fatali. Per un anziano la rottura di un femore è ad alto rischio, provoca lunghe immobilità e in oltre il 50% dei casi non presenta possibilità di recupero. Fondamentale l'attività di prevenzione delle cadute attraverso l'abitudine a costanti esercizi.
Lo scorso 1° ottobre, in occasione della Giornata internazionale dell'anziano, istituita dall'Onu nel 1988, si è discusso sul rischio di cadute e su come evitarle. Molti studi hanno dimostrato che tale rischio è più frequente negli anziani che hanno già subito cadute in precedenza, che hanno problemi di deambulazione, in coloro che necessitano di ausili per il cammino, o che hanno avuto un ictus, o soffrono di malattia di Parkinson o ancora di artrite o demenza. É più alto in presenza di terapie farmacologiche, incontinenza, problemi alla vista o di equilibrio, è il caso di persone affette da disabilità cronica (sclerosi multiple, paralisi).
Il Gruppo di lavoro European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing - Action on Falls Prevention è stato attivato nell'aprile del 2012. L'obiettivo del Gruppo è fare in modo che si arrivi ad aumentare l'aspettativa di vita di due anni entro il 2020, con un beneficio a livello di qualità di vita, di utilizzo delle risorse socio-sanitarie e in favore dell'innovazione e della crescita economica. Al Gruppo partecipano oltre 70 organizzazioni europee, incluse università, gruppi di ricerca, enti pubblici, industrie, organizzazioni non governative. L'obiettivo è l'identificazione delle best practices e l'introduzione di programmi operativi. «Le cadute e le disabilità conseguenti non sono una parte inevitabile dell'invecchiare»,afferma la dottoressa Isabella Springhetti, dell'Unità operativa di recupero e rieducazione funzionale della Fondazione Maugeri di Pavia, una struttura che ha come obbiettivo anche la riduzione delle cadute. «Si può invecchiare, pur in presenza di una o più patologie senza incorrere nella caduta e soprattutto nelle conseguenze che questa porta con sé: si va da una restrizione dell'autonomia precedente causa l'insorgere della cosiddetta sindrome «Paura di cadere» fino a conseguenze ben più serie come fratture, lesioni dei tessuti molli, ematomi cerebrali o esiti diretti come polmoniti, o decubiti per incapacità di rialzarsi».
Si devono ridurre al minimo i momenti di sedentarietà in favore di una giornata più attiva: sono raccomandati almeno 150 minuti di esercizio di moderata intensità nel corso della settimana, suddivisi in sessioni della durata di almeno dieci minuti, soprattutto per aumentare forza ed equilibrio.
Fondamentale è la collaborazione che si è creata a livello europeo all'interno del network ProFouND (the Prevention of Falls Network for Dissemination) diretto dal professor Chris Todd e costituito dalla Comunità Europea.
«In questo contesto la nostra Unità Operativa - continua la dottoressa Springhetti - si occupa di educare personale sanitario con corsi dedicati alla valutazione del rischio ed alla prevenzione e trattamento di disturbi dell'equilibrio. Per i pazienti già incorsi in episodi di caduta, vi sono programmi riabilitativi e controlli periodici».


All'interno della Fondazione Maugeri è attiva la collaborazione tra il Politecnico di Milano e l'istituto scientifico di Lumezzane per i pazienti ad alto rischio di caduta (con ictus o già fratturati) che dopo la dimissione dall'ospedale sono monitorati al domicilio con un sistema di teleassistenza on line.

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