"A 90 anni vi faccio ballare. Elodie? Deve studiare..."

L'artista pubblica un disco con i suoi classici ricantati e riarrangiati: "Ora dal vivo sceglierei il jazz"

"A 90 anni vi faccio ballare. Elodie? Deve studiare..."
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Cara Ornella Vanoni, non capita a tutti di pubblicare un nuovo disco a 90 anni.

«E questo non è un disco di ascolto, è un disco da ballare».

Si intitola Diverse.

«Sì ho pensato di raccogliere alcuni dei miei brani più classici, o almeno quelli che mi piacciono di più».

E cosa ne ha fatto?

«Li ho ricantati. Ma, visto quanto è cambiata la musica negli ultimi anni, li ho portati al passo con i tempi grazie alla collaborazione di produttori giovani, tipo Brail o Hey Cabrera!. Così le nuove canzoni sono diventate davvero Diverse».

C'è persino qualcosa di eroico in Ornella Vanoni che vuol far ballare un pubblico che manco era nato quando lei cantava brani come Musica Musica (1981) oppure Occhi negli occhi (1977) o tanto più Io che amo solo te (1968). «Un giorno è entrata nel mio ufficio sbuffando - dice Dino Stewart della Bmg - dicendo che le toccava sempre cantare sulle solite vecchie basi». Detto, fatto. Chi conosce la Vanoni da sempre magari rimarrà sorpreso di fronte ai suoni disco anni '70 o all'elettrodance di questo tempo. E chi la conosce poco, ossia i giovanissimi, scopriranno testi e melodie di clamorosa attualità nonostante siano di tanti anni fa, ma proprio tanti. Ha iniziato nel 1956, incide dischi da oltre sessant'anni. Nei suoi otto Festival di Sanremo al massimo è arrivata seconda, ma nella gara della musica italiana è l'unica che sia riuscita a mantenersi sempre a livelli altissimi mettendoci la voce (e che voce) e anche il volto, la presenza, le polemiche e le provocazioni quando era il caso. Insomma, che meraviglia la Vanoni. In mezzo a gente che non ha nulla da dire, e quando trova qualcosa di originale da dire, nessuno gli crede, lei mostra la gioventù delle idee e conserva la gioiosa, spensierata faccia tosta di parlarne.

Si parla sempre meno di arte e sempre più di visualizzazioni.

«Ci sono pochi artisti veri. In Italia mi viene in mente solo Elisa».

Nella versione deluxe del cd c'è anche la nuova versione di Ti voglio, cantata con Elodie e Ditonellapiaga.

«Mi dispiace che non si distinguano tanto l'una dall'altra. Secondo me, Ditonellapiaga ha una voce più bella di Elodie, che deve lavorare ancora molto. Forse si deve fermare un po' e trovare un bel pezzo...».

C'è stato un pezzo che le abbia cambiato la carriera?

«Senza dubbio L'appuntamento del 1971, che ha rotto definitivamente la barriera tra me e gli italiani ed è poi diventata famosa nel mondo».

È uno dei suoi superclassici.

«Sì ma dopo un po' di anni mi ero stancata di farla dal vivo e volevo eliminarla dalla scaletta. Ma ho pensato che, in fondo, è un pezzo che il pubblico si aspetta da me. Oggi la cantano persino in Iran e la vogliono per gli spot pubblicitari».

Addirittura?

«Sì, dalla Gran Bretagna ci avevano contattato per metterla in uno spot di una marca di fagioli in scatola. All'inizio ho detto che, mah!, mi sembrava esagerato. Poi ho visto la trama (un signore che fa trekking e si dimentica di portarseli dietro) e allora ho pensato che fosse fantastica e ho detto sì».

Ora ha un disco nuovo, farà concerti?

«Ma è matto?».

Vabbè, qualche evento particolare.

«Mi piacerebbe fare del jazz dal vivo. Se i miei amici musicisti fossero liberi, penso che mi divertirei molto a fare qualche serata al Blue Note di Milano».

A Che tempo che fa ha detto che non farà più concerti con Gino Paoli perché «non stiamo più in piedi».

«Gino dorme. Gino dorme sempre. È come un gatto, non a caso canta La gatta».

C'è qualcuno dei giovani che le piace?

«Calcutta mi convince, è molto bravo».

E tra i rapper?

«Marracash. Anche se lo vorrei ammazzare».

Addirittura.

«Sono due anni che dobbiamo fare un brano insieme ma ancora non è successo nulla. E poi mi piace Mahmood, canterò con lui sul palco a Milano il brano Sant'Allegria che è contenuto in questo nuovo disco».

Insomma, non si ferma mai.

«Sarò fortunata, chissà. Di certo, dopo aver vissuto così tanto, proprio adesso che devo morire ho capito tutto della vita».

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