Da Elodie alla Ferragni: sarà il Festival delle "kompagne"

"Violenta e poco donna", "programma non democratico", "fa paura": sul palco di Sanremo vanno in scena artiste di sinistra che non hanno mai nascosto l'odio per la Meloni

Da Elodie alla Ferragni: sarà il Festival delle "kompagne"

Domenica scorsa Amadeus ha annunciato i cantanti in gara nella categoria big del prossimo festival di Sanremo. Annuncio in pompa magna, con tanto di smoking all'ora di pranzo, per il conduttore, che ha anticipato l'elenco durante il telegiornale delle 13.30 di Rai1. Un modo per sottolineare la solennità dell'evento, che infatti ha avuto grande seguito e risonanza anche sui social. Considerando i nomi in gara, tra i quali spuntano Paola e Chiara, Anna Oxa, Articolo 31 e Gianluca Grignani, Sanremo 2023 sarà per molti una riedizione di un qualunque Festivalbar che si è tenuto tra il 1993 e il 1997.

Il Festival delle "kompagne"

A guardare bene i nomi emerge anche un altro elemento, fatto notare per primo dal sito Dagospia: sul palco del teatro Ariston di Sanremo, Amadeus ha invitato la frangia più dura delle kompagne che hanno fatto campagna elettorale contro Giorgia Meloni la scorsa estate. Ariete, Elodie, Giorgia e Levante saranno sul palco dell'Ariston, un quartetto agguerrito al quale manca il quinto elemento, Francesca Michielin, che il 26 settembre ha invocato la Resistenza. E ancora ci si domanda a cosa.

Ma manca anche Loredana Bertè, che si è esibita con una bizzarra invettiva sulla fiamma nel simbolo del partito vincitore a distanza di giorni dalla decisione di ammissibilità (com'era ovvio che fosse) da parte del Quirinale. E a loro si aggiunge anche Chiara Ferragni, notoriamente vicina alla sinistra dei salotti milanesi, che prese un "abbaglio", chiamiamolo così, sul tema dell'aborto. La signora Ferragnez condurrà al fianco di Amadeus alcune puntate.

Immancabili i commenti sui social: "Requisito per partecipare a Sanremo: aver criticato aspramente Giorgia Meloni. Et voilà, les jeux sont faits". Non mancano i commenti sarcastici: "Leggo che Giorgia ed Elodie parteciperanno al festival di Sanremo. Non dovevano lasciare l'Italia se avesse vinto la Meloni?". E ancora: "In concorso al festival di Sanremo Elodie, Ariete, Levante e Madame. Ho come l'impressione che Amadeus non abbia votato Giorgia Meloni"

L'accusa di Ariete a Meloni

Partiamo con la prima: Ariete. Gli over 20 probabilmente non sanno nemmeno chi sia. Da Wikipedia si scopre che è nata nel 2002 e che il suo vero nome è Arianna Del Giaccio. Lo scorso agosto per strappare due applausi in più durante un'esibizione a Gallipoli, Ariete dal palco esclama: "Avete letto il programma di Giorgia Meloni? Io penso che la politica debba essere ovviamente democratica e quel programma lì non lo è. Non facciamoci mettere i piedi in testa. Lo dico anche se c'è qualche genitore o qualcuno che lavora qui che ha la malsana idea di portare avanti il voto nei confronti di quella persona lì: siamo un po' tutti contro". Cosa ci fosse di antidemocratico in quel programma resta un mistero, ma come hanno dimostrato le elezioni (e i sondaggi post-elettorali) la maggior parte non è contro il presidente del Consiglio.

Elodie più a sinistra di Letta

Se si dovessero elencare tutte le volte che Elodie ha attaccato Giorgia Meloni, non basterebbe un articolo. Si potrebbe fare quasi un saggio a puntate. L'ha accusata di essere "violenta e poco donna", di parlare "come un uomo del 1922". Ha detto che il premier le fa "paura", ha preso uno sfondone quando ha aizzato le folle contro Giorgia Meloni durante la campagna elettorale, non accorgendosi che stava commentando (faziosamente) il programma elettorale del 2018. Parlando del premier ha parlato di "fascismo" e si potrebbe continuare a oltranza. È stata forse l'alleata più affidabile di Letta nella sua campagna elettorale quasi da kamikaze, con buona pace di Fratoianni & co., che ci hanno comunque messo del loro per far vincere Fratelli d'Italia.

Giorgia nervosa contro Meloni

Giorgia e Meloni non hanno niente in comune, se non il nome di battesimo. Entrambe lo sfoggiano con orgoglio, visto che la cantante ha deciso di omettere completamente il suo cognome e il presidente del Consiglio, nei giorni della sterile polemica sul maschile o femminile della carica ricoperta tagliò corto dichiarando: "Chiamatemi come volete, anche Giorgia". Ma qualche mese prima, a fine luglio, Giorgia (la cantante) si è scagliata contro Giorgia (il premier): "Anche io sono Giorgia ma non rompo i coglioni a nessuno". Viene da chiedersi se il leader di Fratelli d'Italia sia mai andata a bussare a casa sua per ricevere un simile commento o se alla cantante abbia dato semplicemente fastidio che in un Paese democratico la Meloni abbia deciso di candidarsi e quindi di fare campagna elettorale.

Levante e il trattato "anti-meloniano"

Poi c'è Levante, che ha "asciugato" i suoi seguaci con un papiro infarcito di luoghi comuni, di banalità e di populismo spiccio nel tentativo di spiegare perché a lei Giorgia Meloni non piace ma non ci è riuscita.

In quel post il presidente del Consiglio non viene mai nominato ma al suo posto viene citata una frase Elly Schlein, la candidata alla segreteria del Pd dei salotti radical-chic che non piace nemmeno al Pd, ma che si spera piaccia alle persone che piacciono. Il classico cortocircuito di sinistra.

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