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Dai look gender fluid alle finte nozze: Maneskin provocatori da parodia

Erano "fuori di testa, ma diversi la loro". Oggi, a furia di provocazioni a tutti i costi, i Maneskin sono invece uguali a se stessi. Un peccato, visto il talento musicale della band

Dai look gender fluid alle finte nozze: Maneskin provocatori da parodia

Oh, mammamia: s'è inceppato il disco. A furia di suonare sempre lo stesso spartito - quello della provocazione a tutti i costi - i Maneskin sono ricaduti nella routine. Ormai alla talentuosa band italica sembra quasi che la musica non basti più, come se le note fossero diventate un orpello. Un sottofondo alle performance di volta in volta ideate per spiazzare il pubblico. Il punto è che, in questo modo, si è arrivati al paradosso. Al conformismo comunicativo fatto passare come deflagrante genialità (cosa invero assai poco rock).

Di recente, per promuovere il loro nuovo album "Rush!", i Maneskin hanno ad esempio inscenato un cafonissimo sposalizio a quattro con tanto di baci e di lancio del bouquet. Alla cerimonia non potevano mancare vip, influencer e sponsor, tutti riuniti per assistere al "primo matrimonio poligamo del rock and roll di tutti i tempi". La trovata ha chiaramente diviso i pareri e attirato critiche a valanga (l'effetto desiderato, forse, era anche questo). Ma - chissà perché - in questo caso la sensazione innescata è stata quella di un banalissimo déjà vu. Altro che colpo di genio. Gli abiti bianchi da sposini rock, così come i reggicalze sfoggiati agli American Music Awards, gli strumenti spaccati sul palco di un concerto a Las Vegas e alcuni ammiccamenti social fanno ormai parte di un registro comunicativo prevedibile. Basato su note riconoscibilissime e volutamente sopra le righe.

Due anni fa, dopo il trionfo a Sanremo, i Maneskin erano "fuori di testa, ma diversi la loro". Così recitava il ritornello del loro brano "Zitti e buoni". Ora invece, parafrasando quel testo, sono ancora "fuori di testa" ma uguali a se stessi. Il che, come scrivevamo, è un vero peccato. Riteniamo infatti che il successo musicale della band italiana sia meritato e che il nostro Paese possa solo compiacersi del fatto che quattro giovani connazionali siano apprezzati nel mondo. Non vorremmo però che il quartetto capitanato da Damiano David ricada nella fatale svista della popolarità a corto raggio, basata più che altro sui sentiment del momento e sul tam-tam dei social dopo l'ennesima provocazione, magari un po' kitsch.

I mostri sacri del rock sono sempre stati anche degli incendiari provocatori ma ai nostri talentuosi artisti, per emularli, servirebbe un guizzo di originalità. Un anticonformismo vero.

Ormai le mise gender fluid e le finte nozze poligame hanno un non so che di ripetitivo e di parodistico, per quanto accomunate dal desiderio di fare clamore. E pensare che dei musicisti dovrebbero saperlo: Paganini non ripete.

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