Franco Califano: le 5 curiosità sul grande artista scomparso dieci anni fa

Il grande cantautore romano se n'è andato il 30 marzo 2013, lasciandoci in eredità un patrimonio musicale che ha coinvolto anche decine di altri interpreti

Franco Califano: le 5 curiosità sul grande artista scomparso dieci anni fa

Il 30 marzo 2013, a meno di 24 ore di distanza dalla morte di Enzo Jannacci, ci lasciava anche Franco Califano, indimenticabile cantautore simbolo della romanità più verace. Spirito poetico, genio e sregolatezza, è stato probabilmente il più incompreso tra i grandi parolieri di brani musicali italiani. Un uomo che, prima e dopo essere stato cantante, è stato soprattutto scrittore: capace di una sintesi lirica profondissima (e molto rara) che non è mai scesa a patti con il business, ma è sempre andata diritta per la propria strada, anche quando impervia e drammatica. Ridare al "Califfo" lo spazio artistico che non ebbe quasi mai, riascoltando la sua vastissima produzione discografica, restituirebbe il suo vero valore professionale, astraendosi dall'esclusività del santino del macho italiano che - ancora troppo spesso - lo accompagna.

Franco Califano

Per Franco Califano la musica è sempre stata una possibilità di dare sfogo a una vena poetica raramente straordinaria. All'inizio scrive "solo" poesie, ma siccome capisce che non può campare così, decide di proporre le sue liriche alle case discografiche per prestarle alla canzone dietro compenso. Non solo: Califano ha fatto più di 120 fotoromanzi, dove gli vengono spesso affidati ruoli da cattivo o comunque da maschio che ruba le mogli sotto il naso degli altri uomini. Nel cinema ha iniziato in "Appuntamento a Ischia" di Mario Mattoli nel 1962, per poi ritrovarsi in diverse pellicole come ad esempio "Notti nude", "Gardenia - Il giustiziere della mala", "Viola bacia tutti", "Questa notte è ancora nostra". Ha pubblicato sei libri. Questa è solo una delle tante curiosità sulla sua vita: andiamo a scoprirne altre cinque.

Non solo Roma: anche Tripoli e Salerno nella sua infanzia

Grande cantore di Roma, certo. Ma forse non tutti sanno che Franco Califano è nato a Tripoli, in Libia. Durante quel 14 settembre 1938 il padre Salvatore (di Pagani, Salerno) era in servizio nel Regio Esercito e risiedeva là da alcuni mesi insieme alla moglie Jolanda Ianniello, avendo già una figlia. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale la famiglia rientrò a Nocera Inferiore (Salerno) per alcuni anni. In seguito, a guerra conclusa, si trasferirono a Roma, dove nacque Guido, l'ultimo figlio, e dove poco tempo dopo il padre Salvatore morì prematuramente. Dopo le scuole dell'obbligo, passate prevalentemente in collegi ecclesiastici - tra i quali il Collegio Sant'Andrea ad Amalfi - Franco si iscrisse a un corso serale di ragioneria presso l'ITCG Ludovico Ariosto perché "rapito" dalla vita notturna non riusciva ad essere puntuale ai corsi mattutini.

I capolavori scritti per i "mostri sacri" della musica italiana

"Minuetto", interpretata dalla soave Mia Martini è sicuramente il più grande successo di Franco Califano: sia tra i brani scritti per sé che tra quelli scritti per altri. La musica di Dario Baldan Bembo riesce a trovare un testo che le è effettivamente adatto: il capolavoro resterà nella classifica italiana per ventidue settimane diventando il disco più venduto del 1973. Eppure, Califano ha scritto diverse altre canzoni famosissime: a partire dalla bellissima "Un grande amore e niente più", che, sempre nel '73, porterà Peppino Di Capri alla vittoria di Sanremo. Ben prima, però, già a partire dal 1965, il giovane Califfo aveva scritto brani di successo per cantanti già noti al grande pubblico: da "E la chiamano estate" per Bruno Martino, a "La musica è finita" per Ornella Vanoni su musica di Umberto Bindi. E poi "Un'estate fa", "Semo gente de borgata" per Edoardo Vianello e Wilma Goich e alcuni brani per Caterina Caselli e Loretta Goggi.

I Ricchi e Poveri e gli altri: il Califfo alla scoperta di nuovi talenti

Fabrizio De André un giorno decise di organizzare un provino per i Ricchi e Poveri a Milano in una nota casa discografica. Provino fallito e band in stand by fino a quando, poco dopo, a innamorarsi dei quattro è Franco Califano al grido di "siete ricchi di spirito e poveri di tasca", diventando anche il loro produttore e pensando a un nuovo look per ognuno di loro. Califano partecipa poi alla fondazione della casa discografica Lupus, che si occuperà di musica leggera e d’autore italiana. Tra i nomi che ne faranno parte ci sarà il cantautore Stefano Rosso, Donatella Rettore, Pippo Franco, e poi ancora i Collage, i Dik Dik, Francesco Nuti e gli imprevedibili Milly Carlucci e Luca Sardella. Per la Lupus incideranno anche Daniela Casa e naturalmente Califano stesso, che pubblicherà sotto questa etichetta i suoi album usciti tra il 1982 e il 1984.

Califano "politico" e il legame con i temi più sociali

Califano è stato un personaggio oltraggioso, ma nello stesso tempo visceralmente autentico. Nelle sue canzoni era attento anche ai problemi sociali reali, legati aagli strati più bassi delle borgate. A quelli che non gliela facevano a campare materialmente e psicologicamente. A coloro che per vivere conoscevano solo un modo: rubare, spacciare, anche assassinare. A quelli che, per smettere di drogarsi, occupavano le palestre a Primavalle e che lui esortava a ripulirsi senza paternalismi. Lui stesso venne coinvolto ingiustamente in accuse di associazione a delinquere di stampo camorristico, possesso e traffico di stupefacenti (sempre assolto con formula piena). Il suo stile di vita edonista e sregolato gli costò comunque critiche di essere un "fascista doc". Ma, a parte le frequentazioni da ragazzo negli ambienti dell'Msi giovanile, aveva amici a sinistra (Craxi, Berlinguer, Rutelli) e simpatie radicali. In seguito si definirà un "liberal che vota Berlusconi". Tuttavia non era politicamente etichettabile.

L'amore delle (e per le) donne, per comprendere tutti noi

L'unica etichetta che si può affibbiare al Califfo è quella dell'amante. Non solo per via delle tante liason che ebbe con tantissime donne (lui stesso disse di averne avute 1.700), ma perché l'amore che cantava era infatti quello per la vita: un amore a 360 gradi. Possedeva una grandissima dote: quella di capire i sentimenti femminili. Era come se Califano sapesse che l'amore parte principalmente dalla conoscenza del mondo interiore di chi hai di fronte; e non il contrario.

Nel suo mondo non esistono "giganti buoni" e, se esistono, è solo per mettere in evidenza che c'è un grande problema, che è reale e che va affrontato prima che sia troppo tardi: la leggendaria "Avventura con un travestito" racconta appunto di un maschio alfa che viene umiliato nella sua presunzione di capire le donne e, smontato nel suo razzismo dal fatto che il trans in fondo gli piaceva eccome, non se ne fa una ragione. Insomma: Califano come capiva le donne, capiva anche gli uomini e, in generale, le creature imperfette che tutti noi siamo.

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