Ma perché intitolare il brano Splash?
Dimartino: «Può significare uno schianto violento...».
Colapesce: «...oppure un tuffo liberatorio».
Quindi?
All’unisono: «Decide chiunque ascolti la canzone. Il significato è aperto».
Non è musica leggerissima. Ma è musica ispirata che ha un senso compiuto, e poi dite se è poco. Colapesce e Dimartino tornano al Festival di Sanremo dopo aver fatto bingo con quel Musica leggerissima che nel 2021 è stato uno dei vincitori morali del Festival. Coppia anomala, loro due. Entrambi quarantenni siciliani con volti neorealisti. Entrambi, diciamo così, cantautori alternativi. Entrambi sganciati dal forsennato monopoli dei social. Ma entrambi pionieri. Perché il loro brano Splash è nei titoli di coda del film La primavera della mia vita nel quale recitano e di cui hanno scritto il soggetto. In sostanza, due «cantattori», a conferma di un istinto artistico che fatica a restare compresso dentro un solo spartito.
Che film sarà il vostro Festival?
Colapesce: «Ripresentarsi con “Musica Leggerissima 2” sarebbe stato un errore che abbiamo visto fare a tanti».
Dimartino: «Diciamo che è forse la prima volta che due concorrenti arrivano al Festival con un film». Allora che film è?
Colapesce: «Un “road movie” su due amici che si ritrovano dopo anni. È ambientato in una Sicilia senza stereotipi». Dimartino: «È un “dramedy”, un incontro tra dramma e commedia».
Ci sono «special guest musicali».
«Ci saranno quelli. E c’è anche Stefania Rocca nel cast».
Il brano in gara è nei titoli di coda del film.
Colapesce: «Siamo partiti da un verso: “Ma io lavoro per non stare con te”. E abbiamo provato a creare una storia intorno».
Il verso ha lo stesso spirito del «mi sono innamorato dite perché non avevo niente da fare» di Luigi Tenco.
Colapesce: «Ce lo siamo detti tante volte mentre scrivevamo il brano. Quel verso di Tenco è stata una grande ispirazione».
La struttura musicale ricorda il Battisti di Mogol.
Colapesce: «Come si può farne a meno? Già l’inizio del brano con “campi sconfinati che si arrendono alla sera” riporta a quel mondo. Dopotutto Lucio Battisti è senza tempo. Il disco Anima latina ha quasi cinquant’anni ma sarà bello e attuale anche tra altri cinquanta».
Quale cover avete scelto per il Festival?
Colapesce: «Mica si può dire».
Dimartino: «Comunque sarà un grande classico della canzone italiana che è stato poco “frequentato” negli ultimi anni».
In uscita avete un film e non un disco.
Colapesce: «E chi l’ha detto?».
Non si sa nulla.
Dimartino: «Faremo un disco e un tour ma con i nostri tempi. Non abbiamo bisogno di fretta, anzi».
Oggi la parola d’ordine è: frenesia.
Dimartino: «Il successo di Musica leggerissima ha avuto il grande merito di darci tempo».
Dopo quel brano, avete cantato Toy boy con Ornella Vanoni. Chi di voi è stato un «toy boy»?
Colapesce: «Io no. E tu Antonio?».
Dimartino: «Neanche io».
Siete siciliani che raccontano anche la propria terra. Quale Sicilia avete visto con la cattura di Matteo Messina Denaro?
Colapesce: «Un latitante che ha vissuto per trent’anni sotto gli occhi di tutti fa molto pensare».
Dimartino: «Quando hanno arrestato Totò Riina noi eravamo alle elementari e pensavamo che la mafia sarebbe morta di lì a poco. Ma poi... Anche dopo la cattura di questo “padrino” c’è ancora molto da fare. Partendo dall’insegnamento a scuola».
Non capita spesso di vedere due cantautori che lavorano insieme per anni.
Colapesce: «Film e musica: un allineamento irripetibile».
Dimartino: «Lavorando in due diventiamo più forti da soli».
Allora cosa vuol dire Splash?
Dimartino: «Può essere un “Addio al mondo” come nel Vecchio frac di Modugno oppure un tuffo con pinne fucile e occhiali alla Edoardo Vianello».
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