Napoli, il "baby" rapinatore per i medici è clinicamente morto

Antonhy F., 17 anni, ferito alla testa da un agente fuori servizio durante una rapina, dichiarato morto dai medici. La procura valuta la posizione del poliziotto

Napoli, il "baby" rapinatore  
per i medici è clinicamente morto

Napoli - È clinicamente morto il giovane rapinatore ferito lunedì sera durnate un colpo in tabaccheria. Alle 8 i medici dell’ospedale Loreto Mare di Napoli hanno avviato la procedura di accertamento della morte per Anthony F., il 17enne rapinatore rimasto ferito in un conflitto a fuoco nel corso dell’ irruzione, con un complice, in una tabaccheria del centro. Nell’esercizio commerciale si trovava un poliziotto libero dal servizio che è intervenuto sparando durante l’irruzione dei due e colpendo il 17enne alla testa. La procura sta valutando la posizione dell'agente. Ferito lievemente il complice, Alessandro Diana, 18 anni.

La ricostruzione Subito dopo l’irruzione nella tabaccheria, presenti i titolare, il padre e la madre, i malviventi avevano sparato ferendo un rottweiler che il commerciante teneva nel suo negozio per tutelare la propria sicurezza e quella dei clienti. Il poliziotto era entrato per comprare un pacchetto di sigarette quando si è trovato dinanzi la terribile scena. Ha urlato ai due banditi di fermarsi e di arrendersi ma, Antony armato di una pistola 7,65 gli ha puntato l’arma contro. L’agente ha aperto il fuoco ferendo i due banditi. Interrogato dagli inquirenti l’agente ha raccontato la sua versione dei fatti poi confermata pare anche dai tre testimoni alla tentata rapina.

Una famiglia difficile Nella famiglia di Antony c’erano già stati due episodi tragici. Il padre, il 5 gennaio del ’99 fu ucciso da un carabiniere mentre stava cercando di rapinare un ufficio postale a Secondigliano, un quartiere periferico a Nord di Napoli. E il fratello maggiore di Antony, Ciro, che all’epoca aveva 17 anni, fu ucciso a colpi di pistola dai sicari del clan Bosti, attivo nel centro storico di Napoli.

Ettore Bosti, figlio del potente boss Patrizio decise l’eliminazione di Ciro perché aveva rifiutato di affiliarsi al suo clan. Ma Ciro aveva altre idee: rapinatore di professione voleva restare in proprio e non sottostare alle direttive di un clan.

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