Napoli, Palermo, Catania: incantesimo meridionale

Grandi mostre, grandi restauri, nuovi musei: la "Bassa Italia" va alla riscossa e riscopre il Bello tra antico e contemporaneo. Non solo "monnezza" e mafia, ma anche Boetti, Gemito, Burri

Napoli, Palermo, Catania: incantesimo meridionale

E adesso basta con i luoghi comuni. Secondo i quali Napoli è solo «monnezza», camorra, Scampìa. Palermo è solo mafia. E tutto il Meridione d’Italia non è che degrado e abusivismo edilizio. Non vogliamo dimenticare le drammatiche realtà del nostro Paese, diciamo solo che non si può inchiodare allo stereotipo negativo una terra carica di antichi mali, ma anche di nuovissime aspirazioni. Nell’arte, per esempio. Suonando lo svegliarino a critici e giornalisti i cui percorsi artistici per lo più si fermano a Roma, il Sud presenta in questi giorni un sontuoso catalogo di novità: mostre, nuovi musei, grandi collezioni, grandi restauri. Ed è emblematico che la rinascita di luoghi spesso maltrattati e malvissuti passi attraverso quel lusso dell’anima che è l’arte.

Partiamo da Napoli, la città bassoliniana dei cumuli di rifiuti. Quasi in omaggio a Fabrizio De André («dal letame nascono i fior»), Napoli presenta quattro grandi rassegne. La prima (aperta in febbraio) al Museo d’Arte Moderna Madre, è dedicata ad Alighiero Boetti, il geniale artista concettuale, inesausto sperimentatore di tecniche e di viaggi, mentre da domani la meravigliosa Reggia di Caserta rievoca l’architetto che la creò, il «sovrano delle arti» al servizio dei re Borbone, con la rassegna «Alla corte di Vanvitelli». E se il grande Museo archeologico napoletano espone le pitture restaurate provenienti da Pompei («La pittura pompeiana», dal 29 aprile), Villa Pignatelli ha appena inaugurato una mostra sull’essenza della napoletanità, celebrazione della sua gente, dei suoi scugnizzi: «Gemito», con oltre duecento opere, è la prima grande rassegna, da trent’anni, incentrata sul famoso bronzista partenopeo, prediletto dai collezionisti e dai falsari.

In Calabria il Marca, Museo delle Arti di Catanzaro, ha solo due anni di vita e si trova in un palazzo antico recuperato e restaurato. Non si limita a sopravvivere sfruttando la gloria locale di Mimmo Rotella, né a organizzare mostre ripetitive e straviste. No, chiama un artista non molto noto al grande pubblico italiano, il geniale americano Alex Katz (vedi l’intervista in questa pagina) a esporre una serie di splendidi, grandissimi inediti.

E mentre a Bitonto il ministro Bondi inaugurerà il 18 aprile la nuova Galleria Nazionale della Puglia, nata da una ricca collezione privata e ospitata nel cinquecentesco Palazzo Sylos Calò, Catania risponde con un altro restauro eccellente: Palazzo Valle, meraviglia barocca strappata alla rovina dall’imprenditore Alfio Puglisi Cosentino, ora sede della Fondazione omonima e appena aperta al pubblico con una mostra di grande interesse: «Costanti del classico nell’arte del XX e XXI secolo».

Palermo rimette a nuovo Palazzo Riso (inaugurandolo con la mostra «Sicilia 1968-2008.

Lo spirito del tempo») e ne fa il centro coordinatore di una serie di restauri, tra cui quello del Grande Cretto con cui Alberto Burri ricoprì le rovine di Gibellina. Poco lontano da Gibellina è Salemi, il piccolo grande sogno di città d’arte e follia «sgarbiana», che non sarebbe dispiaciuto al D’Annunzio fiumano. Forse è ora di tornare a credere nel Sud.

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