C’era ieri fra i titoli del Tg1 delle 20, ovvero dell'edizione principale, uno dedicato ai rifiuti di Napoli? Non c'era. Vuol dire quest'assenza che il problema, grazie all'iniziativa massiccia del governo e all'invio di un super commissario con esercito al seguito, è, se non risolto, in via di soluzione? No, vuol solo dire che, fatti salvi alcuni giornali e testate tv di buona volontà, un'opposizione che non intende mollare, una coltre di silenzio è calata sopra 'a munnezza. Per qualche settimana il problema ha tenuto banco, i napoletani hanno fatto sfoggio di protesta giusta ma venata di populismo infantile, gli scontri istituzionali sono arrivati fino al Nord, fino alle regioni che giustamente non vogliono fare più la pattumiera altrui, il governatore dell'Emilia è partito con l'abituale soccorso rosso, lui che molti anni fa aveva promesso agli elettori «mai più»; poi i politici si sono messi a parlare d'altro, un bello scandalo fresco di giornata ha preso il posto dell'altro, anche perché nessuno si è dimesso, nessuno ha detto «è mia la responsabilità», e ti saluto sdegno per la figuraccia internazionale. Tre giorni fa il presidente del Consiglio urlava contro l'Italia intera, contro le regioni ree di ingenerosità verso la Campania, ma dopo la prima nave accolta a pesci in faccia dalla Sardegna, o la seconda, non ne è partita un'altra.
A Napoli lo sanno tutti com'è andata la grande pulizia: come le pulizie di Roma ordinate da Mussolini, solo nei quartieri del centro, dove si affacciano i negozi di lusso. Ma la puzza d'a munnezza arriva anche lì, e il mitico Marinella vuole chiudere, altro che cravatte amate dal jet set internazionale. Appena in periferia, i rifiuti arrivano al secondo piano delle case. Un corteo organizzato dai «Comitati anti-rifiuti» ha attraversato anche ieri le strade del centro di Napoli. La manifestazione disperatamente intesa a risollevare l'attenzione sulla crisi che da settimane affligge la Regione, e il no dei cittadini alla riapertura della discarica nel quartiere Pianura, è soltanto una delle tante che si sono svolte negli ultimi giorni. Hanno il super commissario o il governo deciso di intervenire a Pianura? No, naturalmente no. Protestano i sindacati, la Lega Ambiente, i cittadini. Gianni De Gennaro quando può riceve delegazioni e tenta di rassicurare, ma non si chiama Romano Prodi e nemmeno Alfonso Pecoraro Scanio, Antonio Bassolino o Rosa Russo Iervolino. Non ha veri poteri, la sua nomina è stata una delle tante scelte di facciata di questa vicenda.
Se volete trovare una parola ricorrente, vedrete che è una tipica del buonismo imbelle tutto nostro: solidarietà. Siate solidali con Napoli e Campania, così le nostre, le loro, malefatte, non verranno a galla. D'altra parte, perché chiedere la testa della Iervolino se la signora sindaco può con la sua voce chioccia argomentare con tanto di carte che Romano Prodi era stato informato della situazione e del pericolo già un anno fa? D'altra parte Romano Prodi non ha appena dichiarato che questa che sta per cominciare è una settimana come tutte le altre per il suo governo? Una volta si diceva faccia di bronzo, oggi siamo più schietti e sinceri.
Non basta, non solo il ministro dell'Ambiente, Pecoraro Scanio, non si dimette, ma la Legambiente si mette in cattedra e lancia l'allarme sui cibi, sui prodotti tipici che hanno fatto la fortuna della Campania e che ora potrebbero essere avvelenati e corrotti dalla vicinanza con gli impianti per il trattamento dei rifiuti. Per carità, ci teniamo tutti alla sorte della mozzarella di bufala, alla mela annurca e alla castagna di Rocca Morfina, ma siamo troppo scorretti se ci preoccupano anche le sorti degli esseri umani che vivono in mezzo ai rifiuti?
Peggio dei politici e della camorra rischiano di essere solo i nostri creativi che si lambiccano il cervello per trovare formule di rilancio, essendo i turisti spariti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.