In Campania, il 17,3% dei giovani tra i 18 e i 24 anni non ha terminato gli studi almeno con il diploma, mentre il 34,5% dei ragazzi tra i 19 e i 29 anni, oltre a non andare a scuola non ha alcuna occupazione. Dati allarmanti quelli snocciolati da Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente che dal 1919 lotta per migliorare la vita dei bambini, operando in 120 Paesi. La relazione “Atlante”, giunta alla dodicesima edizione, è spietata nei confronti della più grande regione del sud Italia, dove l’infanzia è considerata “a rischio estinzione”. I problemi cominciano già in tenera età. Solo il 3,9% dei bambini campani frequenta gli asili nido, contro la media nazionale del 14,7%, conseguenza soprattutto della dilagante povertà.
Anche su questo versante le cifre sono spaventose: il 14% dei bambini vive in condizioni di povertà assoluta, mentre il 34,4% versa in condizioni di povertà relativa, ossia ce la fa a mettere il piatto a tavola ma, spesso, non riesce ad usufruire dei servizi essenziali, come la scuola. Il Covid-19, poi, ha inciso in maniera forte sull’aumento della povertà al sud nell’ultimo anno e mezzo, che ha avuto ricadute pesanti sulla scolarizzazione, tanto da far temere il peggio per l’immediato futuro.
“Un esercito di giovani che non studia – ha dichiarato a la Repubblica Daniela Fatarella, direttrice generale dell’associazione di volontariato – non cerca lavoro e non si forma. Giovani che non sono messi nelle condizioni di contribuire attivamente allo sviluppo del Paese, senza dimenticare che povertà e assenza di educazione sono il terreno perfetto per attrarre risorse nelle mafie organizzate”.
Save the Children punta sui fondi di Next Generation dell'Unione europea che le istituzioni devono utilizzare nel migliore dei modi per fornire nuovi strumenti ai giovani in difficoltà economiche e sociali.
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