Il coronavirus fa paura anche ai napoletani. Clima tesissimo tra giudici e avvocati del capoluogo partenopeo tanto che domani si rischia l'astensione dalle udienze da parte dei legali. Lo scontro tra le due parti è legata alla vicenda dell’avvocato 50enne rientrato da Milano trovato positivo al tampone per il coronavirus e che, si sospetta, abbia involontariamente contagiato altre persone.
Il consiglio dell'Ordine è riunito in seduta permanente e minaccia azioni legali nei confronti dei vertici del Palazzo di giustizia, del presidente della Corte di Appello di Napoli Giuseppe de Carolis di Prossedi e del procuratore generale di Napoli Luigi Riello.
Con una nota, gli avvocati hanno chiesto espressamente la sospensione delle udienze "fino a quando tutte le aree comuni e gli uffici giudiziari non saranno interessati da pulizie straordinarie e sanificazione a seguito della positività accertata di un avvocato di Napoli e della probabile positività di almeno altri sei avvocati napoletani".
Il Consiglio, presieduto da Antonio Tafuri, ha inviato una diffida a de Carolis e Riello richiamando l'art.32 della Costituzione che prevede l'obbligo di tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e dell’interesse della collettività e ha minacciato di denunciare i responsabili del tribunale. "La mancata adozione di reali e concrete misure di cautela – si legge ancora nella nota - rappresenta un vero attentato alla salute pubblica cui il Consiglio dell'Ordine reagirà adeguatamente qualora le autorità competenti, anche di fronte all'evidenza della crisi, dovessero perseguire nella inattività".
Secondo gli avvocati, considerata l’emergenza coronavirus, gli avocati chiedono l’immediata sospensione di tutte le attività giudiziarie in corso "in quanto è altissimo il rischio di una diffusione del virus a centinaia di frequentatori del palazzo di Giustizia, ossia di un ambiente totalmente chiuso, areato unicamente con l'aria condizionata e accessibile solo mediante l'uso di ascensori quasi costantemente affollati fino al limite della portata massima". La sospensione è necessaria, è scritto nel documento, fino a quando "non saranno, nel rispetto delle ordinanze indicate in premessa, effettuate tutte le attività di disinfezione, ordinarie e straordinarie, dei locali sedi di Palazzo di Giustizia rientranti nella loro competenza, nonché posizionati dispensatori di disinfettante o antisettico per le mani".
Il Pg e il presidente della Corte d'Appello, però, non concordano con questa presa di posizione e, attraverso un’altra nota, hanno controreplicato che "saranno eseguite, a cura della direzione generale per la gestione e la manutenzione degli uffici giudiziari, pulizie straordinarie e una disinfezione accurata degli uffici giudiziari". I responsabili degli uffici giudiziari hanno spiegato che “le direttive emanante dal presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri della Salute e della Pubblica amministrazione, tutte recepite in circolari del ministero della Giustizia, confermano che le attività degli uffici pubblici e quindi dei Palazzi di Giustizia, nonostante il verificarsi di casi di positività del Coronavirus anche al di fuori delle zone cd. focolaio, devono continuare regolarmente, previa l'adozione di misure di disinfezione e radicale pulizia, sia l'assunzione di regole funzionali a limitare l'afflusso nei Palazzi di Giustizia ed a scaglionare, in particolare l'accesso alle aule di udienza (oltre che a sospendere tutte le attività convegnistiche e di formazione all'interno dei Palazzi di Giustizia), sia il posizionamento di presidi igienizzanti in tutti i luoghi a tanto utili”.
Nel documento, inoltre, si invita il presidente dell'Ordine degli avvocati a sensibilizzare gli iscritti all'Ordine, come già si è provveduto a fare per i magistrati e per il personale amministrativo, "al fine del rispetto delle direttive ministeriali in tema di quarantena per chi abbia avuto contatti con soggetti conclamati positivi al coronavirus provenienti da territori extraregionali". Di conseguenza si ricorda che l’inosservanza della quarantena può costare l'arresto fino a tre mesi o una ammenda che può arrivare a 206 euro.
La nota, però, invece di placare la tensione ha surriscaldato ancor di più gli animi. Gli avvocati sono rimasti sulle loro posizioni. In un nuovo documento, il presidente Tafuri ha dichiarato di aver constatato di persona insieme a testimoni che "dalle 11 alle 13,30 non c' era alcun incaricato della disinfezione a Palazzo di giustizia. L’unica disinfezione l'abbiamo praticata nei nostri locali a spese nostre. Nei bagni i pochi dispensatori di sapone erano vuoti e i liquidi igienizzanti continuano a latitare".
Gli avvocati non accettano neanche la minaccia prospetta dell’arresto o della multa per chi viola la quarantena e fanno presente non c'è alcun comportamento penalmente rilevante in quanto il loro collega e gli altri del suo studio "si sono regolarmente posti in quarantena". Anzi, aggiungono, penalmente rilevante è invece "la violazione delle richieste di sanificazione e igienizzazione".
Ma vi è un altro punto legato al rischio coronavirus che preoccupa. Non si può escludere, si sottolinea nel documento, che avvocati contagiati, ma inconsapevoli della situazione, abbiano continuato a lavorare in tribunale"con alta probabilità" che altre persone siano state a loro volta infettate e "in questo momento non lo sappiano". Per questo gli avvocati chiedeno il rinvio di tutte le udienze a cui non partecipino i difensori. In caso contrario sarà proclamata l'astensione.
Timori condivisi praticamente da tutti gli avvocati.
Il penalista Raffaele Zoccolella ha ammesso di essere preoccupato per un possibile contagio: "Non solo per me ma anche per la mia famiglia. Ho un bimbo piccolo e temo anche per lui. Per questo condivido la nota del presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Napoli".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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