Il dato è allarmante: più di un milione di persone, dal 2002 al 2020, si è trasferito dal sud Italia nelle regioni del centro e del nord e il 30% degli emigrati è laureato. La statistica è della Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, che snocciola cifre impietose e preoccupanti nella consueta relazione annuale. Il meridione rischia di rimanere ancora indietro, nonostante l’opportunità del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Napoli è la città più importante del sud ed è un esempio di come il divario con il resto della nazione sia enorme. Se si tiene conto che il valore medio dell'indice di ricambio del personale in Italia è pari a 0,65, nel periodo 2007-2018, le distanze si evidenziano per zone geografiche.
Al centro-nord l’indice è pari allo 0,70, nel meridione si ferma allo 0,58. La città partenopea, addirittura segna il risultato molto negativo dello 0,40, battuta da un altro centro importante del sud, Palermo, il cui indice è poco più dello zero. Il personale pubblico laureato, poi, poche volte supera il 30% del totale dei dipendenti. A Napoli raggiunge la cifra del 19,60%. Il rischio concreto, quindi, è che il Mezzogiorno resti tagliato fuori dai finanziamenti, non avendo le competenze progettuali per attingere ai fondi stanziati per il rilancio dei territori italiani. L’emigrazione verso il centro-nord delle persone più formate e più capaci fa il resto.
La Svimez, come riporta il Corriere del Mezzogiorno, propone di rafforzare gli enti locali meridionali, garantendo il supporto di centri di competenza nazionali come Sogei, Invitalia e Consip, in sinergia con gli atenei universitari locali. Le difficoltà di natura economica dei Comuni del sud, però, non rende ottimisti sui programmi da adottare. È evidente che per garantire i servizi base c’è bisogno di aumentare il prelievo fiscale e ciò creerebbe maggiori difficoltà ai cittadini, già messi a dura prova dal Covid-19.
Anche le previsioni sulla crescita del Pil ipotizzate dalla Svimez confermano il divario del sud con il resto d’Italia. Sono diversi i punti in meno che realizzerà il Mezzogiorno e ciò avrà un effetto boomerang anche sull’occupazione. Il 46% dei licenziati in Italia si concentra tutto nel meridione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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