Illegalità e abbandono, arrivano i controlli e il mercato storico sparisce

Rimosse le bancarelle che occupavano abusivamente il suolo, nello storico Borgo Sant'Antonio Abate è sparito il tradizionale mercato rionale

Illegalità e abbandono, arrivano i controlli e il mercato storico sparisce

Una famiglia allargata, che riusciva a convivere tra diverbi e sotto il peso di abusivi e illegalità. Così tra i commercianti viene raccontata quella che era la vita nel tradizionale mercato del borgo di Sant’Antonio Abate. Oggi, la fiera all’aperto che contraddistingueva quella zona storica, che a Napoli viene chiamata "Buvero" e le cui prima tracce risalgono al 1400, è sparita. Via Sant’Antonio Abate è sgombra. Da circa una settimana si mostra in tutta la sua larghezza. È completamente libera, ma è deserta. Fino a qualche giorno fa i negozi allargavano le loro esposizioni all’esterno. Occupavano la strada pubblica con i loro banconi pieni di prodotti da vendere. Le bancarelle si allargavano fino a ridurre l’area pedonale a un vicoletto dove gli avventori si muovevano facendo lo slalom tra carretti abusivi e venditori di sigarette di contrabbando. Dopo i controlli a tappetto eseguiti dalla forze dell’ordine qualche giorno fa, il borgo ha cambiato faccia, è irriconoscibile, il mercatino storico rionale non c’è più.

Polizia di stato, carabinieri, guardia di finanza e municipale invasero l’area mercatale il 29 gennaio scorso. Scandagliarono ogni negozio, ogni bancarella. Rilevarono diversi illeciti e scoprirono armi e sigarette di contrabbando. Per occupazione abusiva di suolo pubblico elevarono 44 sanzioni amministrative. Scoprirono 8 venditori ad esercitare abusivamente attività commerciale. Contestarono 15 contravvenzioni per affissioni pubblicitarie abusive e 2 per mancato possesso delle certificazioni sanitarie. In due botteghe sequestrarono 33 chili di alimenti esibiti senza certificato di tracciabilità: ai titolari è stata sospesa la licenza e dovranno pagare una sanzione di oltre 4 mila euro. All’interno di una piccionaia furono rinvenute delle armi: un’ascia, una doppietta a canne mozze con matricola abrasa e 58 cartucce di vario calibro. Furono scovati e sequestrati 200 chili di tabacchi lavorati esteri, 5 motocicli abbandonati, 3 motocarri utilizzati come deposito, 8 banchi per vendita di frutta e abbigliamento e un cantiere adibito a smaltimento illecito di amianto. Furono inoltre denunciate 10 persone per la manomissione di contatori dell’Enel e 4 per allaccio abusivo alla rete elettrica e idrica.

Un silenzio anomalo investì il borgo durante i controlli delle forze dell’ordine. Un silenzio che a distanza di pochi giorni risulta rotto solo dal vociare dei negozianti che all’esterno dei loro locali e negli angoli di via Sant’Antonio Abate ragionano sull’accaduto e sulle attuali condizioni del mercato. “Cosa hanno concluso? Hanno penalizzato solo noi che abbiamo attività regolari, perché l’illegalità qui non si è mai fermata”, sbotta qualche esercente. Oggi, nel borgo incastonato tra piazza Carlo III e la piazza di Porta Capuana, ad occupare via Sant’Antonio Abate sono rimasti solo banchetti di fortuna che espongono decine di sigarette di contrabbando e, dietro, delle donne che in coppia sembrano occuparsi della vendita. Sul mercato del borgo pesa l’illegalità, atavicamente. Ma anche un abbandono istituzionale. “Qui – ammette un vecchietto guardandosi intorno – al 50 % è tutto illegale, è stato sempre così”. “E se non ci sono mai controlli – riflette - chi fa qualcosa di illegale lo ripete il giorno dopo”. Che i controlli siano assenti lo riferiscono anche le decine di negozianti con cui abbiamo parlato: “Si ricordano di noi solo quando succede qualcosa di eclatante”.

Una decina di giorni prima dell’ultimo intervento massiccio delle forze dell’ordine, nel piazzale che apre al borgo da via Carbonara, una banda di giovani aggredì gli agenti del reparto mobile della polizia intervenuti sul posto in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, quando a Napoli gruppi di ragazzini fanno a gara a chi riesce a accendere il fuoco più alto nel proprio rione. I commercianti intervistati condannano quell’episodio. Qualcuno ne dubita, ma molti ritengono che i recenti controlli a tappeto delle forze di polizia siano conseguenti a quella vicenda. Si interrogano sui motivi e sugli effetti di quello che hanno vissuto come un intervento straordinario delle forze di polizia, proprio perché per loro i controlli rappresentano un evento raro. “Qui non ne fanno mai”, affermano. “Eppure – dice uno di loro - noi commercianti abbiamo bisogno di controlli, perché qui se viene l’abusivo e riesce a piazzare la frutta a un prezzo più basso perché non paga le tasse, io, che le pago, per andare avanti sono costretto a vendere allo stesso prezzo. Noi i controlli li vogliamo”.

C’è stato un tentativo in passato di regolarizzare il mercatino, che dal 2012 è un centro commerciale all’aperto, ma è risultato vano. “Presentammo un progetto, ma è stato tutto bloccato. Partendo da quel progetto sono state recuperate altre zone di Napoli, come il mercatino dei Vergini nel rione Sanità. Qui, invece, non si è fatto più nulla”, racconta Lello, che nel borgo ha un negozio di intimo. Qualcuno tra i commercianti lo considera portavoce di una categoria che non è rappresentata da alcuna associazione. “Noi vogliamo pagarla l’occupazione del suolo”, afferma insieme ad altri negozianti del posto. Il gruppo riconosce senza indugio che da circa dieni anni con i loro banchetti invadevano abusivamente la strada pubblica. "Noi vogliamo pure pagare, ma non ce ne danno la possibilità", riferiscono. C'è chi racconta di aver presentato richiesta più di dieci anni fa e di non aver mai ottenuto una risposta, nonostante i solleciti. Manca una gestione del mercato, e su questo sembrano tutti d’accordo.

Una organizzazione servirebbe a farlo risorgere e a riportare un po’ di ordine, perché nell’anarchia e in assenza di controlli, risulta difficile anche la convivenza tra gli esercenti, che ogni mattina sono costretti a combattere con gli ambulanti abusivi, con l’abbandono e con chi tenta di battere la concorrenza spostando la sua bancarella qualche centimetro più avanti, provando a sopravvivere in un caos che può condurre un mercato storico rionale solo nel baratro.

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