Non è stata una serata come tutte le altre quella di domenica sera a Napoli. Circa 40mila tifosi oltre ad assistere alla piena e convincente vittoria per 4 a 0 della squadra di casa contro la Lazio, hanno potuto vivere di persona la suggestiva cerimonia in onore di Diego Armando Maradona. Un pubblico in visibilio, nonostante la pioggia battente che, però, non è riuscita a rovinare la festa, ha gioito prima e dopo l’incontro. La seconda statua del “Pibe de oro”, quella commissionata dall’ex manager del campione argentino Stefano Ceci, ha fatto ingresso nello stadio di Fuorigrotta. Appena pochi giorni prima, l’altro monumento del “pelota”, realizzato dall’artista Domenico Sepe, era stato esposto all’ingresso del campo sportivo. Un’apoteosi per il giocatore che negli anni Ottanta e Novanta ha reso felice un popolo intero.
Allo stadio ieri non c’erano solamente i tifosi che hanno visto Maradona giocare dal vivo, ma anche le generazioni successive che, dai racconti dei loro genitori, hanno appreso le gesta del fuoriclasse argentino e hanno imparato ad amarlo come se lo avessero conosciuto di persona. Sugli spalti, in tribuna, erano presenti artisti noti al grande pubblico come Gigi D’Alessio, Nino D’angelo e Alessandro Siani, ma anche chi con Maradona ha vissuto un’epoca di gloria e di successo. L’ex presidente Corrado Ferlaino, che nel 1984 ebbe l’intuizione di portalo a Napoli, e gli ex compagni di squadra Beppe Bruscolotti e Bruno Giordano.
L’emozione è salita alle stelle quando la statua di Maradona ha fatto il giro del campo, scandito dal ritmo crescente dei cori dei tifosi. Poi la lettura da parte dell’attore napoletano Gianfranco Gallo della lettera scritta per il campione argentino da parte dello scrittore Maurizio De Giovanni, prima che gli “eredi” del “Pibe de oro” si scatenassero nei novanta minuti della partita, dove il divario tra il Napoli e la Lazio è stato netto. Anche questo è stato un omaggio sentito a Maradona.
Il destino, poi, ha voluto che il gol più bello della serata, il primo di Dries Mertens (D.M., le stesse iniziali del campione argentino) fosse realizzato al minuto dieci, il numero di maglia storico della “mano de Dios”.
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