Altro che squadrismo. Ecco quello che la presidente dell'Anpi non dice

Ester Maria De Tomasi tira dritto. Ma il problema resta: perché prendersela con le idee altrui?

Altro che squadrismo. Ecco quello che la presidente dell'Anpi non dice
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Basterebbe dire: ho sbagliato. Mi sono fatta prendere dall'emozione (e sarebbe più che legittimo) perché mio padre è stato internato nei campi di concentramento e, se ci penso, ci soffro ancora. Oppure che è stato un momento di stizza, umano e comprensibile. E invece no. La presidente dell'Anpi di Luino, Ester Maria De Tomasi - che qualche giorno fa aveva detto a uno studente appartenente a Gioventù Nazionale che avrebbe voluto prenderlo a sberle solamente perché aveva ricordato che durante la Resistenza ci fu anche chi combatté perché voleva sostituire una dittatura con un'altra - tira dritto e parla di "squadrismo". Che non c'è, ovviamente. Ma è un cliché che è bene rispolverare soprattutto in prossimità del 25 aprile e con il centrodestra al governo.

Ma andiamo con ordine e ricapitoliamo i fatti. Samuel Balatri, questo il nome dello studente, aveva chiesto il permesso di parlare al termine della conferenza dall'Isis Carlo Volontè. E, onestamente, avrebbe potuto anche non farlo visto che la libertà di parola e di pensiero è garantita dalla Costituzione e, soprattutto, che il suo intervento è stato pacato ed è entrato nel merito delle dichiarazioni che lo avevano preceduto. Dire, come ha fatto lui, che non tutti coloro che combatterono durante la Resistenza erano degli stinchi di santo è una ovvietà che non vede solo chi si ostina a guardare la Storia con gli occhi dell'ideologia. Anche Giorgio Napolitano ha parlato dei crimini partigiani a Porzûs, per esempio. E, più recentemente, lo ha fatto anche Sergio Mattarella in occasione del Giorno del Ricordo. Il giudizio morale su quella che viene comunemente chiamata "guerra di liberazione" è chiaro a tutti e nessuno vuole metterlo in dubbio. Ma non si può negare che, durante di essa, vennero commessi crimini e atrocità da una parte e dall'altra. Quindi pure dai partigiani. E che a conflitto finito, una certa parte dei vincitori, quella che portava la stella rossa, andò avanti a massacrare i vinti (o presunti tali). Il triangolo della morte, per esempio, è lì a ricordarcelo.

Dire, come ha fatto la De Tomasi, che "è stata una cosa concertata, da squadrista" o "se mi vogliono attaccare sono felice che nell'80° della Liberazione quella gente lì mi attacchi: vuol dire che le mie idee danno fastidio" significa, ancora una volta, arroccarsi su posizioni ideologiche. "Quella gente lì", che poi si sta parlando di un ragazzo di 19 anni, è tale uguale a lei. Ha il suo stesso diritto di parola. Perfino di parlare e di pensare diversamente da quanto l'Anpi, più che proporre, vorrebbe imporre. Quella esposta dal ragazzo, inoltre, è la posizione della maggioranza degli storici contemporanei.

Se poi "quella gente lì" sono i fascisti, ci tocca stancamente ricordare che l'Msi - da cui tramite Alleanza nazionale discende Fratelli d'Italia - è sempre stato in Parlamento senza problemi. Perché "quella" storia, almeno a Destra, è chiusa per sempre. Forse, a sinistra, no.

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