Capita sempre più spesso di osservare per strada manifesti 6x3 con campagne pubblicitarie “spinte” e discutibili. Negli ultimi tempi sono finite nel mirino alcune agenzie funebri che operano sull’intero territorio nazionale. La facile ironia sulla morte utilizzata nei loro messaggi commerciali ha urtato la sensibilità di molte persone. Sui social media sono tanti i commenti indignati di chi ritiene non si debba scherzare con un argomento così serio e doloroso, ma a destare curiosità è il gesto compiuto da Federico Rosati, un giovane di 21 anni residente a Guidonia, il quale ha presentato una denuncia-querela alla procura della Repubblica di Roma contro le agenzie funebri Taffo Funeral Service ed Exequia Funeral Service, società che appartengono allo stesso proprietario.
La denuncia
Il reato ipotizzato per le due aziende è di pubblicazioni e spettacoli osceni, ovvero si presume che le immagini e le frasi utilizzate nelle campagne pubblicitarie delle agenzie funebri offendano il pudore. Il 21enne Rosati ha spiegato al quotidiano Il Messaggero che la sua iniziativa è conseguente al dramma di aver perso il padre in giovanissima età. “Il querelante – è scritto nella denuncia – si sente profondamente ferito da tale tipo di pubblicità, la quale offende in maniera incontrovertibile, senza limiti, la sacralità della morte”. Il marketing utilizzato dalle due ditte romane non trova consensi unanimi tra le aziende concorrenti. Anzi, un’altra società della capitale ha affisso alcuni manifesti in cui c’è scritto: “Noi non scherziamo con la morte”.
Le campagne pubblicitarie sotto accusa
I messaggi incriminati occupano molti spazi pubblicitari su tutto il territorio nazionale. “Previeni oggi, non ti vogliamo vedere domani”, si legge, oppure: “Ci sono due tipi di donne, quelle che denunciano e...”, con l’immagine di un feretro accanto. Gli ultimi, in tema con la torrida stagione estiva, recitano: “Si schiatta dal caldo” e: “Sotto il sole non si respira?”. Rosati ha sottolineato come in questo modo ci si prende gioco in maniera macabra di chi è deceduto per il forte caldo delle ultime settimane, come nel caso del panettiere di 63 anni di Padova o del clochard morto a Villa Gordiani a Roma. “La Costituzione vieta le pubblicazioni contrarie al buon costume – ha spiegato il legale di Rosati –. Tali pubblicità turbano il comune sentimento della morale, non rispettando il dolore di chi ha perso o sta perdendo un proprio caro. Inoltre tale agenzia ha toccato temi delicatissimi quali la prevenzione oncologica e la violenza sulle donne suscitando forte indignazione”.
La difesa dell’agenzia funebre
Da parte sua, il titolare dell’agenzia funebre querelata ha cercato di gettare acqua sul fuoco. “Stiamo dando un cambiamento al sistema funebre nazionale – ha detto Luciano Taffo –.
Una volta quando la gente vedeva uno di noi o un carro funebre partivano frasi o gesti di scherno. Eravamo solo ‘i cassamortari’. È assurdo essere denunciati per aver usato una frase comune come: ‘si suda da morire’. Serve un pizzico di ironia nella vita, e anche nella morte”.
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