L’infezione, l’agonia, il coma: il calvario di Mihajlovic in meno di una settimana

Aveva in programma di ritornare negli stadi per osservare le partite dal vivo, ma negli ultimi giorni la situazione è precipitata improvvisamente

L’infezione, l’agonia, il coma: il calvario di Mihajlovic in meno di una settimana

Fino a una settimana prima di morire Sinisa Mihajlovic si sentiva ancora al telefono con i suoi amici più stretti. Non demordeva l’allenatore serbo; era questo il modo per sentirsi ancora legato alla vita. Giovedì primo dicembre si era mostrato in pubblico facendo una sorpresa al mister boemo Zdenek Zeman che in una libreria romana di via Nazionale stava presentando la sua autobiografia. Sinisa era apparso sereno e, seppure smagrito, sembrava felice di abbracciare persone appartenenti al suo mondo: quel calcio che ha amato fino all’ultimo momento. Aveva in programma di ritornare negli stadi per osservare le partite dal vivo in attesa che qualche club potesse chiamarlo nuovamente, ma negli ultimi giorni la situazione è precipitata improvvisamente.

L’infezione letale

Dopo che il Bologna lo aveva esonerato, Mihajlovic aveva deciso di stabilirsi a Roma, la città che lo ha sempre accolto con affetto e nella quale, con la casacca della Lazio, ha vinto i trofei più importanti. Con lui tutta la famiglia, la moglie Arianna e i cinque figli, che lo hanno seguito da vicino fino alla fine. Sinisa era in cura nella clinica Paideia International, dove stava affrontando l’ennesimo ciclo di chemio. La malattia si era ripresentata a metà anno e i medici non erano sembrati molto ottimisti. L’allenatore serbo, però, non ha mai smesso di crederci; superare definitivamente la leucemia era la sua sfida da vincere, ma domenica 11 dicembre le cose si sono messe male. Sinisa si è sentito male, una grave infezione l’ha colpito e il suo debole sistema immunitario non ha retto.

Il ricovero

Il giorno successivo, come riporta il Corriere della Sera, Mihajlovic è stato ricoverato in clinica e le sue condizioni sono apparse subito disperate tanto che la mamma Viktorija e il fratello Drazen sono immediatamente partiti dalla Serbia per stare vicini al loro familiare. Da quel momento è cominciato il calvario.

Sinisa è stato sedato, in coma farmacologico, per evitare inutili sofferenze fino a ieri quando il suo forte cuore ha smesso di battere. Domani sarà allestita la camera ardente al Campidoglio per l’ultimo saluto da parte degli amici e dei tifosi, mentre i funerali si terranno lunedì alle ore 11.

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