Condannato all’ergastolo in via definitiva per quattro omicidi senza aver mai speso una parola di pentimento (anzi ha parlato di una "guerra giusta"), Cesare Battisti punta al ritorno in libertà. Arrestato nel 2019 dopo trentasette anni di latitanza, l’ex terrorista rosso ha avviato un progetto per chiedere di essere ammesso alla mediazione penale – prevista dalla riforma Cartabia – per accelerare il riconoscimento di benefici penitenziari, misure alternative al carcere e permessi premio. Il primo passo? La richiesta di incontrare i familiari delle sue vittime.
Come evidenziato da Repubblica, in base all’iter della mediazione penale Battisti dovrebbe incontrare i parenti delle persone che ha ammazzato a sangue freddo. Una sorta di percorso di redenzione che potrebbe portare l’ex membro del gruppo terrorista Proletari Armati per il Comunismo ad ottenere delle misure alternative alla cella. In base al procedimento, i familiari delle vittime non sono obbligati a partecipare e hanno la facoltà di respingere la proposta di mediazione. Ma per Battisti non cambierebbe niente: la linea di condotta “riparativa” farebbe curriculum.
Dopo aver ottenuto uno sconto della pena per buona condotta nel 2020, nonché il cambiamento di status da detenuto in regime di alta sicurezza a detenuto comune (che gli consente margini di manovra per i benefici penali), Battisti è pronto a tagliare un altro traguardo senza aver mai rinnegato il suo passato da assassino terrorista. La riforma Cartabia prevede che siano i centri territoriali a svolgere i percorsi di giustizia riparativa, richiesti dal detenuto e concordati con i responsabili del progetto. Il sessantanovenne potrebbe ora attendere la creazione definitiva dei centri da parte delle commissioni locali, prevista nel corso dei prossimi mesi. La strada sembra dunque tracciata.
Battisti sta scontando la sua pena dietro le sbarre del carcere di Massa. Poche settimane fa, il Dap ha infatti accolto la sua richiesta di trasferimento - disposto senza alcun nulla osta della magistratura - dal carcere di Parma così da consentirgli di essere più vicino alla compagna brasiliana e al figlio di dieci anni che vivono a Grosseto. Proprio a Parma aveva iniziato a lavorare al progetto per la richiesta di mediazione ma il trasferimento a Massa ha interrotto l'iter. Ma Battisti non sembra intenzionato a fermarsi: l'obiettivo è quello di riproporlo alla direttrice del carcere toscano.
Ricordiamo che Battisti è stato condannato per aver commesso due delitti come esecutore materiale - quello del maresciallo di polizia penitenziaria Antonio Santoro e quello dell’agente della Digos Andrea Campagna – e per aver partecipato alle uccisioni del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin. Il figlio di quest'ultimo, Adriano Sabbadin, ha commentato così la notizia: "Come ho appreso la notizia la mia reazione è stata: 'Cesare Battisti ha tutto il tempo per aspettare, io non sono pronto'". Il figlio del macellaio ucciso nel veneziano durante una rapina ha aggiunto che non c'è alcun motivo per incontrarsi: "Può fare e pensare quello che vuole, a me non interessa. Lui ha tutto i tempo per scontare la propria pena in carcere".
Sulla stessa lunghezza d'onda Roberto Della Rocca, presidente dell'Associazione italiana vittime del terrorismo (Aiviter).
"Ciascuno in piena riservatezza può fare quello che ritiene, ci sono le singole posizioni però non debbono influire in alcun modo sul decorso della giustizia", le sue parole all'Adnkronos: "Non credo assolutamente al discorso che ci si debba rivolgere ai singoli per sapere cosa fare e come fare, c'è una giustizia ben precisa che ha stabilito delle pene specifiche per quanto riguarda Battisti e ovviamente noi seguiamo le disposizioni della magistratura. Le sconti tutte".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.