Città vandalizzata e stazione bloccata: i pro Palestina gettano Torino nel caos

Dopo aver vandalizzato le vetrine e gli esercizi commerciali di Torino, i manifestanti per la Palestina si sono riversati sui binari della stazione di Porta Nuova, che è stata chiusa

Città vandalizzata e stazione bloccata: i pro Palestina gettano Torino nel caos
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Mentre tutti gli occhi sono puntati sui seggi per il rinnovo del parlamento Europeo, i gruppi pro Palestina ne hanno approfittato per creare disordini. È a Torino che si sono registrati i maggiori disagi: un manipolo di ragazzini travisati con le kefieh hanno preso di mira una filiale di Banca Intesa e un distributore dell'Eni perché, a loro dire, sarebbero complici della guerra in Palestina. In particolare, l'attacco compiuto contro la banca dimostra la verità dietro questi movimenti, che vogliono addirittura interrompere un finanziamento che permette all'università di Torino di sostenersi e di mantenere elevati i suoi standard accademici.

"È stata sanzionata una delle sedi di Intesa San Paolo, collusa con l’università, complice di Israele e del genocidio del popolo palestinese. Il rettore Geuna presiede un tavolo di collaborazione tra San Paolo e UniTo con finanziamenti da 15 milioni di euro! Free Palestine", scrivono gli "studenti" nella rivendicazione del gesto. Cercando informazioni sulla collaborazione che intercorre tra i due enti si scopre che la stessa è stata rinnovata nel 2022 fino al 2024 "per sostenere lo sviluppo del sistema universitario e migliorare la qualità della didattica, della ricerca e della terza missione". In sostanza la banca è parte, con 15milioni di euro, di un contributo atto a sostenere l'università nelle sue attività in favore di studenti e ricercatori.

Nella logica di queste persone, che oggi hanno "sanzionato", per usare il loro linguaggio, la filiale della banca, essendo secondo loro l'università di Torino complice della guerra in Palestina, allora anche la banca, che collabora con l'università, lo è. Per altro, il finanziamento è legato a due linee di intervento, di cui una "gestite dalla Fondazione su temi di rilevanza strategica, quale quello delle transizioni digitale, ecologica, sociale per sostenere l'Ateneo nell'accesso alle risorse competitive europee e nazionali". Con questa nuova azione, che ha colpito anche Eni, accusata di "espropriare e devastare" le terre "a Palestina" (usano l'articolo su Palestina come se questa fosse una persona, ndr), gli "studenti" stanno dimostrando che quello della Palestina è solo un pretesto nelle loro proteste.

Che futuro può avere l'Italia se una minoranza di persone che non intende migliorare la propria cultura blocca anche il percorso accademico di chi, invece, vorrebbe portare a termine un percorso di studi? L'ennesima manifestazione ha smascherato i veri intenti di questi manifestanti, che a breve interromperanno le proprie proteste in vista dell'estate. Mica si rinuncia alle vacanze pagate dal "papy" per stare in città al caldo. Ci si rivede poi a settembre. Nel frattempo, non paghi, hanno anche bloccato una delle stazioni di Torino, quella di Porta Nuova, salendo sui binari in un'azione simile a quella già compiuta a Bologna. "La circolazione è sospesa a Torino Porta Nuova per la presenza di manifestanti nei pressi della linea che impediscono il regolare traffico ferroviario.

In corso l'intervento delle Forze dell'Ordine per consentire la regolare ripresa della circolazione. I treni Alta Velocità, Intercity e Regionali possono registrare ritardi", si legge sul sito delle Ferrovie. La circolazione è ripresa dopo quasi 2 ore e i treni hanno accumulato un ritardo di 75 minuti.

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