"Dalle indagini al processo: dove può arrivare il potere dei media"

La pressione esercitata dai media può indirizzare le indagini e condizionare i verdetti dei processi. Gianluca Zanella, ospite della nuova masterclass di videogiornalismo di inchiesta di Alessandro Politi, ci spiega come e perché

"Dalle indagini al processo: dove può arrivare il potere dei media"

La pressione esercitata dai media può indirizzare le indagini, anticipare svolte e colpi di scena, arrivando, a volte, persino a condizionare i verdetti dei processi. Di questo e del ruolo decisivo, nel bene e nel male, del giornalista d’inchiesta ne abbiamo parlato con Gianluca Zanella, giornalista, editor e agente letterario, che, dopo aver diretto il corso di giornalismo investigativo di The Newsroom Academy nell’autunno scorso, sarà tra gli ospiti della nuova masterclass, tenuta da Alessandro Politi e organizzata da Il Giornale.it e InsideOver.

Nei grandi casi di cronaca nera che potere hanno i media di condizionare l’attività degli investigatori?

"Il potere dei media è immenso e, fin troppo spesso, sottovalutato dagli stessi giornalisti. Con un articolo si può davvero rovinare la vita alle persone. Mi è capitato diverse volte di dover fare i conti con me stesso prima di parlare di qualcuno – anche se deceduto – in un mio articolo. E quando lo faccio, è perché ho verificato attentamente quello che vado a scrivere e sarei pronto a difendere il mio lavoro a testa alta. Venendo alla risposta: il potere dei media è talmente forte da poter, in alcuni casi, condizionare anche lo svolgimento delle indagini. Quando un caso di cronaca nera sale agli onori delle cronache – per i motivi più disparati – si innesca un meccanismo tanto umano quanto perverso: la necessità di trovare un colpevole presto e subito".

Mi fai qualche esempio eclatante in cui è successo, in negativo.

"Di casi, in Italia, ne abbiamo purtroppo molti. Mi sto occupando del delitto di Garlasco da diversi mesi e sono fermamente convinto che qui si tratti di uno di quei casi in cui i media hanno influenzato negativamente non tanto le indagini, quanto l'andamento del processo".

Cos’è che accende i riflettori su un caso e non su un altro?

Quale sia il meccanismo non lo so. Posso fare delle ipotesi. Intanto credo di poter dire che a colpire l'immaginario collettivo sono principalmente gli episodi di sangue. Più l'omicidio è efferato, più l'attenzione del pubblico è garantita. Se ci sono dei minori coinvolti l'attenzione poi sale alle stelle (pensiamo al delitto di Cogne, a Novi Ligure, a Yara Gambirasio, alla strage di Erba). Panem et circenses dicevano i latini. Questo per dire che il pubblico ha bisogno di intrattenimento. E più un caso di cronaca nera è sconvolgente, più l'intrattenimento - brutto dirlo, ma è così - è garantito".

Cosa, invece, può spegnere l'attenzione dei media?

"Una confessione. Non credo ci sia molto altro".

Gianluca Zanella è tra gli ospiti della masterclass di videogiornalismo di inchiesta di Alessandro Politi.

Scopri il programma e gli altri ospiti della masterclass

Quali dettagli nella “versione ufficiale” di una storia fanno capire che c’è qualcosa che non torna, e che per il giornalista c’è margine per scavare?

"I dettagli escono fuori non per magia, ma per uno studio attento, lungo e rigoroso della documentazione disponibile. È questo, a mio avviso, il primo passo necessario. Ancor prima di andare a intervistare i protagonisti delle vicende, bisogna studiare le carte. Altrimenti come puoi sperare di farli cadere in contraddizione? Per venire al margine d'azione concesso a un giornalista, se si rispettano le regole del gioco (e deontologiche) è comunque molto ampio. Se non si rispettano le regole è sconfinato, ma poi se ne pagano le conseguenze".

Per fare il giornalista investigativo bisogna un po’ essere attratti da quello che non torna, da quei “pezzi” di una storia che non sono al loro posto. Quindi, giornalista d’inchiesta si nasce o no?

"Credo ci voglia un piglio innato, quindi sì, per certi aspetti ci si nasce. Di certo non basta il piglio, ci vuole tanta forza di volontà, tanta convinzione e la consapevolezza che non sempre c'è un risultato garantito alla fine del lavoro. A volte non c'è nemmeno la fine del lavoro!".

masterclass

Tu hai già tenuto un corso di giornalismo investigativo organizzato da The Newsroom Academy. Perché è il posto giusto per cominciare davvero a fare questo mestiere?

"Corsi come quello che ho tenuto nel 2022 e come quello che partirà presto sotto la guida del bravo Alessandro Politi sono utili non solamente a fornire gli strumenti di base per capire come muoversi sul campo e come non incappare in problemi di natura legale; corsi come quelli della Newsroom Academy consentono agli iscritti di entrare in contatto con un parterre

di ospiti di altissimo livello che altrimenti difficilmente avrebbero potuto avvicinare in altro modo. E il fatto che poi ci sia la possibilità di iniziare una collaborazione, beh, non è assolutamente una cosa scontata".

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