«Dovevo sequestrare e uccidere Berlusconi». C’è una docuserie sui canali @frontedelblog e @andrlmbrd in cui si racconta per la prima volta la storia di Pierluigi Facchinetti, il leader della banda della Val Cavallina, rapinatore di spessore internazionale, attivo soprattutto in Francia, Olanda e Svizzera, negli anni Ottanta il ricercato numero uno in Europa. A parlare è suo fratello Emiliano Facchinetti, oggi un artista apprezzato in tutta Europa: ha realizzato il monumento per Felice Gimondi e la Targa per i volontari del Covid, restaurato opere antiche ed esposto in importanti musei italiani ed esteri. Scolpisce, dipinge e insegna arte. Ma non è sempre stato così.
Ma Emiliano è anche l’autore della più clamorosa evasione di sempre da un carcere di massima sicurezza, quando si sostituì al fratello maggiore Pierluigi durante l’ora di colloquio nella prigione di Fresnes, l’Alcatraz francese da cui nessuno era mai riuscito a fuggire. Le polizie di tutta Europa si sarebbero unite per dargli la caccia. Tratto dal libro “Mio fratello più grande”, edito da Algama la docuserie si arricchisce di documenti inediti della polizia di Losanna. Emiliano racconta i retroscena della morte del fratello Pierluigi, che nel 1987 aveva accettato l’incarico di sequestrare e uccidere Silvio Berlusconi da una misteriosa organizzazione della Costa Azzurra.
Un sequestro che non volle portare a termine e che per il fratello fu alla base della sua fine. Perché questa storia sembra un inverosimile thriller, ma è tutta maledettamente vera. «È stato ammazzato per aver portato a termine il suo compito».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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