Mentre alcuni passeggeri del bus di Mestre lottano ancora tra la vita e la morte e il clamore per quanto è accaduto martedì sera è ancora vivo in tutti, le indagini procedono spedite. La Procura di Venezia ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio stradale plurimo. "Non ci sono allo stato indagati - ha spiegato il procuratore Bruno Cherchi - mentre il guardrail, la zona di caduta del bus e lo stesso mezzo sono sotto sequestro". Acquisita la scatola nera dell'automezzo, "che sarà esaminata - spiega il magistrato - solo quando si saprà che non è un’operazione irripetibile altrimenti aspetteremo lo sviluppo dell’inchiesta, affinché tutte le parti coinvolte possano avere le perizie di parte".
"Stiamo lavorando sulla dinamica dell’incidente che ha visto il bus toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo", prosegue Cherchi. "Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi. Non si è verificato alcun incendio, né dal punto di vista tecnico né c’è stata una fuga di gas delle batterie a litio che ha provocato fuoco e fumo".
Il procuratore rivela che "il primo a dare i soccorsi è stato l’autista di un altro bus che è stato affiancato, non toccato, dal mezzo precipitato". E fornisce altri dettagli su quanto accaduto: "Nel dare l’allarme - ha aggiunto - ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato, che sprigionava fiamme".
Dalle testimonianze raccolte sino ad ora emerge che il bus precipitato non procedeva ad alta velocità. "I testimoni - ha aggiunto il procuratore - hanno detto che andava piano, il tratto stradale prima è in salita e comunque, oggettivamente, non permette alte velocità. Comunque ci arriveranno i dati a certificare anche questo". Un altro dettaglio interessante: i testimoni "non si sono accorti di nulla, non hanno sentito alcun urto sulla sinistra".
Ogni minimo aspetto tecnico sarà vagliato. E quello della velocità poco prima dell'incidente, ovviamente, è tra i più importanti. Oltre all'autopsia sul corpo dell'autista, che potrebbe aver avuto un malore.
L'ad della società di bus: "Guardrail vecchio"
Il guardrail del cavalcavia di Mestre "è vecchio, degli anni ’50, e potrebbe essere stato una concausa dell’incidente". A dirlo è Massimo Fiorese, l’ad della società 'La Linea', proprietaria del bus precipitato. Fiorese non esclude l'ipotesi di un malore dell’autista, Alberto Rizzotto, ma chiarisce che mi risulta avesse problemi di salute, "come confermano le visite annuali a cui veniva sottoposto, come tutti i suoi colleghi".
Difficoltà nell'individuare le vittime
"Dare un’identità alle vittime è difficile - spiega Cherchi -. Molti non avevano documenti con sé. Ci sono loro parenti presenti, ma è difficile dare dei nomi con certezza. Per questo ho dato l’incarico alla medicina legale, ma anche alla polizia scientifica, perché se necessario si ricorra all’esame del Dna.
Speriamo però, entro domani, di identificarli tutti. Sulle eventuali autopsie - ha aggiunto - valuteremo in seguito. Ma, a parte quella sull’autista, le altre non sembrano necessarie visti i traumi da schiacciamento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.