A 78 anni di distanza dalla strage di Vergarolla, la stima dei morti di quell'attentato è ancora approssimativa. E lo sarà per sempre. Le esplosioni hanno squarciato la tranquillità di una spiaggia di Pola il 18 agosto del 1946 dove era in programma una manifestazione sportiva. C'erano bagnanti, molti erano bambini: d'altronde era un caldo giorno d'agosto e le persone si stavano godendo la spiaggia, come sempre. Nessuno sapeva che ai bordi dell'arenile erano state posizionate 28 mine antisbarco per un totale di 9 tonnellate di esplosivo, che quando detonarono fecero una strage.
Molti perirono sotto le macerie della struttura della Pietas Julia, società dei canottieri. Furono identificati solamente 65 corpi ma i resti rinvenuti erano di almeno 109 persone, forse di più. Alcune fonti parlano addirittura di 116 morti. Quel che fu certo fu la conta dei feriti: 211, di cui un terzo sotto i 18 anni. Ma ci sono ancora ufficialmente anche 5 anonimi dispersi. Anche sulle responsabilità mancano le certezze documentali storiche, anche se il contesto in cui si è verificato lascia pochi dubbi e accende i riflettori sulle truppe di Tito, che con fredda ferocia, senza compassione, avrebbero agito per spingere l'Italia ad arretrare dai territori di Pola, contribuendo al cosiddetto "esodo istriano".
"L'Italia deve ricordare la strage di Vergarolla, le vittime innocenti e il medico eroe Geppino Micheletti per fissarli nella memoria collettiva da cui per troppo tempo sono stati esclusi", ha dichiarato il ministro dell'Istruzione e del Merito, Gennaro Sangiuliano. "Un crimine terribile per il quale nessun colpevole è stato individuato, consumato nel clima postbellico e, soprattutto, in quella serie di violenze che spinsero gli italiani d'Istria ad abbandonare case e città", prosegue il ministro. Questa viene definita da Sangiuliano come una "strage volutamente dimenticata" e per quanto la vicenda "sia avvolta da tanti misteri e, soprattutto, non siano stati trovati i colpevoli, è forte il sospetto che si trattò di una intimidazione per gli italiani della città. Da quel momento, e poi con il trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, la quasi totalità degli italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia abbandonò terre e affetti".
Ora è tempo che quella memoria torni a riaccendersi e per questa ragione, ha proseguito i ministro, "a breve verrà siglata una convenzione per una mostra sul confine orientale che si terrà al Vittoriano. Inoltre, nei grandi progetti dei beni culturali ho finanziato l'ampliamento del centro di documentazione del monumento nazionale della Foiba di Basovizza".
Sempre per preservare il ricordo delle barbarie titine "il Consiglio dei ministri, con prima firmataria il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha già approvato l'istituzione del Museo Nazionale del Ricordo da realizzarsi a Roma, in memoria degli italiani vittime delle atroci violenze perpetrate dai partigiani comunisti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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