Frutteti distrutti e prezzi alle stelle: così l'alluvione arriva a tavola

Kiwi, pesche, albicocche: perso il 20% del raccolto. "Danni per 1,5 miliardi". Caos forniture e boom dei costi

Frutteti distrutti e prezzi alle stelle: così l'alluvione arriva a tavola
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Ritardi nelle consegne della merce, scaffali dei supermercati non del tutto riforniti, prezzi alle stelle. L’effetto dell’alluvione in Emilia Romagna arriva anche sulle nostre tavole e si farà sentire soprattutto nelle prossime settimane. Comprare susine, fichi e kiwi sarà un po’ più impegnativo. Le coltivazioni sono andate distrutte e l’onda lunga del disastro nei campi si sta per ripercuotere sull’intero settore agroalimentare nazionale fino a quello della distribuzione.
Già prima degli allagamenti, i prezzi erano saliti del 7,6%. Ora si attendono nuovi rincari. Una prima stima di Italmercati rileva un calo della disponibilità di frutta pari al 15-20%. Secondo il presidente, Fabio Massimo Pallottini, «non è ancora possibile stimare il danno reale causato dalle forti precipitazioni ma sull’intera filiera e a livello nazionale ci aspettiamo nelle prossime settimane un vero terremoto. L’alluvione ha distrutto i prodotti di stagione come pere, mele, susine in piena fase di maturazione per cui vi sarà con una generale diminuzione della qualità e della quantità di frutta e verdura, con un incremento dei costi». Tra l’altro rischiamo di veder sparire per sempre l’albicocca di Imola, la fragola di Romagna, il grano Senatore Cappelli, la ciliegia di Cesena, che a fatica gli agricoltori erano riusciti a salvarle dall’estinzione. In Romagna, dice Coldiretti, si produce più del 20% delle albicocche italiane e oltre il 10% di pesche e nettarine mentre, sottolinea Pallottini, tutto il territorio regionale gode di «un’indiscussa vocazione alla qualità dei prodotti agroalimentari con oltre 50mila aziende».
Aziende finite sott’acqua con i loro raccolti e con danni che, secondo una prima stima lanciata dal presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, Carlo Carli, «supereranno 1,5 miliardi soltanto su questo territorio». Solo per reimpiantare un frutteto i costi sono elevatissmi, dai 40 ai 50mila euro a ettaro e serviranno dai 4 ai 5 anni per tornare alla piena produzione.
Il raccolto è compromesso per i prossimi 4-5 anni: l’acqua rimasta nei frutteti ha soffocato le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare intere piantagioni. Non solo: nelle aree colpite «sono a rischio almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione».
Gli agricoltori lanciano un allarme sule ciliegie anche in Campania a causa del maltempo: troppa acqua dopo un inverno mite non ha rafforzato i frutti. Le ciliegie sono letteralmente scoppiate per l’eccesso di pioggia fuori stagione, arrivando a perdite che superano il 60% della produzione. Un colpo pesante per i cerasicoltori. I frutti sopravvissuti al maltempo non riusciranno a soddisfare la domanda.
Danni enormi anche ai campi di grano: la produzione di quest’anno si attesta su 400 milioni di chili in meno. Consistente anche la produzione persa di mais, orzo, girasole, soia, erba medica e «molto rilevante dal punto di vista economico - spiega Coldiretti - sono le colture da seme per cereali, bietole, girasole, erba medica ed ortaggi con migliaia di ettari coltivati completamente coperti dal fango».

E poi ci sono gli allevamenti: oltre 250mila gli animali da salvare tra bovini, maiali, pecore e capre allevati nelle stalle della Romagna. «Se in pianura la situazione è drammatica a causa degli allagamenti nelle colline, la difficoltà è determinata dalle frane che impediscono di raggiungere gli allevamenti e di garantire assistenza agli animali».

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