Scarpe, pentole, mappe stradali ed indumenti posati davanti all'ingresso del tribunale, in segno di protesta e di solidarietà nei confronti dei compagni sotto accusa. E a coprire il tutto, una manciata di fango, a sporcare anche l'entrata al palazzo di giustizia in evidente segno di sfida. Questa l'ultima provocazione messa in atto a Bologna da Ultima Generazione, poche ore fa. E che è arrivata più o meno in coincidenza con l'atto vandalico del quale altri attivisti della medesima formazione giovanile ambientalista si sono resi protagonisti a Venezia, imbrattando la basilica di San Marco sempre con l'utilizzo del fango. A rivendicare il gesto compiuto nel capoluogo dell'Emilia Romagna sono stati gli stessi esponenti di Ultima Generazione, sui canali social del gruppo. Un sit in che, stando a quanto si apprende, avrebbero messo in piedi in primis per manifestare sostegno ai tre eco-attivisti arrestati dopo che il 2 novembre scorso avevano bloccato il traffico sulla tangenziale bolognese, creando non pochi disagi agli automobilisti.
I tre dovranno rispondere adesso di violenza privata aggravata e danneggiamento, mentre è caduta l'accusa di interruzione di pubblico servizio. Dopo l'arresto, gli imputati erano stati poi rilasciati, a seguito dell'attenuazione della misura nell'obbligo di firma. Nell'udienza di stamani, i legali dei tre avrebbero chiesto il rito abbreviato e prodotto un video dell’azione in tangenziale, per avvalorare la tesi secondo cui non si sarebbe trattato di un blitz violento. Gli eco-attivisti hanno inoltre rilasciato delle dichiarazioni spontanee esprimendo le loro preoccupazioni per le conseguenze dovute al cambiamento climatico, motivo per cui quel giorno avrebbero letteralmente paralizzato la circolazione veicolare. Il processo è stato alla fine rinviato alle 9:30 del prossimo 18 gennaio.
Ma durante la discussione in aula, altri membri di Ultima Generazione hanno come detto protestato all'esterno davanti al tribunale, sporcandone l'entrata con il fango. E in una delle stories pubblicate su Facebook, hanno spiegato le ragioni alla base della posa del fango, invitando la cittadinanza alla ribellione in una nota dai toni surreali. "Fango sulla nostra quotidianità, mentre le alluvioni devastano l'Italia e il nostro governo abbandona i cittadini a se stessi.
È ora di ribellarci, il potere siamo noi - si legge, con gli attivisti che hanno infine commentato l'esito dell'udienza - restano in vigore gli obblighi di firma per Silvia, Ettore e Mida. Avevano bloccato il traffico sul passante di Bologna per esigere un "fondo riparazione" ai danni delle catastrofi climatiche. Oggi tocca a loro, domani potrebbe toccare a chiunque altro esprimere dissenso".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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