La nave Ocean Viking è attraccata ieri al porto di Ancona, nonostante le polemiche della Ong, e dei soliti ideologi della sinistra, che avrebbero voluto un porto più vicino. A bordo c'erano 336 migranti di diverse nazionalità. Ci sono volute più di 12 ore per terminare le operazioni di sbarco, che hanno incluso anche il foto-segnalamento di tutti i presenti a bordo della nave norvegese della Ong Sos Mediterranee da parte della polizia scientifica. Ed è proprio a seguito di questo lunghissimo lavoro che gli agenti sono riusciti a intercettare, tra gli sbarcati, due soggetti che erano già stati espulsi dal nostro Paese.
Si tratta di un tunisino di 27 anni e un pakistano di 36 anni, che sono stati arrestati e sono stati messi a disposizione delle autorità competenti. Entrambi erano stati raggiunti più volte da un provvedimento di espulsione, il primo nell'aprile 2021 e il secondo nell'agosto 2022. E due anni fa erano stati rimpatriati. Da parte del gip di Ancona è stata firmata l'ordinanza di convalida dell'arresto, così come il nuovo ordine all'espulsione. Ma i due al momento si trovano a piede libero e con il solo obbligo di firma fino al termine della procedura. Il tunisino si dovrà presentare tutti i giorni presso l'ufficio immigrazione della questura di Ancona e il pakistano presso i carabinieri di Morrovalle, in provincia di Macerata, comune nel quale risiede un parente.
Le domande che sovvengono quando emergono casi come questi sono numerose. Come hanno fatto, asserendo di scappare dalla miseria e dalla guerra, a trovare per ben due volte il denaro necessario per pagare i trafficanti e salire a bordo delle carrette del mare? Questi viaggi, soprattutto dalla Libia, costano migliaia di euro. Ripetere lo stesso iter, quindi pagare due volte, cifre così elevate non sarebbe possibile nemmeno per soggetti che hanno un lavoro stabile. Intanto il gip ha fissato l'udienza del processo per direttissima per entrambi, che si terrà in giorni diversi. Per il tunisino è prevista per il prossimo 23 aprile, mentre per il pakistano è in programma per il successivo 7 maggio.
Interrogati sulle ragioni per le quali sono tornati in Italia in violazione dei provvedimenti di espulsione, i due hanno dato risposte surreali.
Il pakistano ha dichiarato di aver ritentato il viaggio per raggiungere dei parenti proprio a Morrone, il che sbarcando ad Ancona gli sarebbe risultato anche più facile rispetto a uno sbarco in Sicilia, come avrebbe voluto la Ong per risparmiare carburante. Il tunisino, invece, ha dichiarato che pensava che il provvedimento avesse una validità limitata. Per entrambi, era stato imposto il divieto di rientro in Italia per i successivi 5 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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