Quel documento segreto sulla Gladio parallela. Ecco cosa rivela

La storica ed esperta di servizi segreti Maria Gabriella Pasqualini dice la sua sul documento del Sismi che certificherebbe la "seconda vita" dell'organizzazione Gladio

Quel documento segreto sulla Gladio parallela. Ecco cosa rivela

“Si ritiene che un’organizzazione similare consentirebbe al Servizio di avere un braccio operativo in grado di condurre TUTTE QUELLE OPERAZIONI CHE NON POSSONO ESSERE EFFETTUATE DA PERSONALE EFFETTIVO IN QUANTO COMPORTANTI, IN CASO DI SVILUPPI NEGATIVI, IL COINVOLGIMENTO DELLA NAZIONE” [maiuscolo nell’originale, ndr]

È questo uno dei passaggi più interessanti del documento datato 13 luglio 1990 in cui un direttore di divisione in sede vacante [il cui nome è oscurato, ndr] suggerisce la creazione, in seno alla VII Divisione del Sismi, di una struttura segreta, composta da agenti “considerati, all’occorrenza, a perdere”.

Il documento, proveniente dagli archivi del Sismi recentemente desecretati e pubblicato nel marzo scorso da TPI, sembrerebbe rivelare una seconda vita di Gladio, la costola italiana di quella più ampia operazione Stay Behind americana figlia della Guerra fredda. Seconda vita perché è proprio nel 1990, a ottobre, che Giulio Andreotti ne rivela l’esistenza e, contestualmente, lo scioglimento.

Superato il clamore iniziale (che – ci teniamo sempre a sottolinearlo – è più che giustificato), abbiamo iniziato a farci qualche domanda: cosa ci racconta davvero questo documento? È credibile che un direttore di divisione di un servizio segreto lasci nero su bianco la richiesta di formare una struttura con uomini pronti a condurre operazioni sporche? E se il documento fosse un falso, a che pro sarebbe stato confezionato?

ilGiornale.it ha dunque cominciato a interessare della questione diverse persone che, a vario titolo, possono essere considerate esperte della materia. Dopo aver ascoltato il parere di Aldo Giannuli (“se quel documento è autentico, io sono Roberto Bolle”) e di Francesco Pazienza (“non mi stupirei se fosse autentico”), ci siamo rivolti alla professoressa Maria Gabriella Pasqualini, storica militare, docente universitaria e, soprattutto, grande esperta di servizi segreti e di documentazione che li riguarda.

Lontana dai riflettori, con alle spalle anni di studio sulle carte, la professoressa Pasqualini ha dato alle stampe sei volumi sulla storia istituzionale dei servizi segreti italiani. L’ultimo libro, edito da Rubbettino, è “Storia politica della legislazione italiana sull’intelligence (1970-2021)”. Abbiamo chiesto a lei un parere riguardo la natura di questo interessante documento non solo in quanto esperta di servizi segreti in generale, ma nello specifico della struttura Gladio: “Una rivista belga ha chiesto a vari esperti di varie nazioni di illustrare Stay Behind nelle sue varie declinazioni nazionali. Io mi sono occupata della declinazione italiana. Con atti parlamentari e con tutto quello che potevo, ho spiegato ai belgi cos’era questa struttura”.

Dal 2002 – anno in cui le venne chiesto di fissare su carta la storia dei nostri apparati d’intelligence con un criterio storico – Maria Gabriella Pasqualini ha maneggiato decine di migliaia di documenti, viaggiando anche all’estero per scovare quei documenti che in Italia non erano ancora stati resi disponibili: “Sono stata a Washington, a Parigi, a Londra, a Madrid. E lì ho trovato una montagna di documentazione”.

Ecco allora che si capisce il motivo per cui ci siamo rivolti a lei, cui abbiamo fatto una domanda molto semplice. Cosa pensa di questo documento? “Prima di tutto – ci ha risposto - se non ho in mano fisicamente il documento non posso dire molto. Ho visto decine di migliaia di documenti, quindi prendendolo in mano potrei capire di più. Detto questo, la firma è di un direttore di divisione in sede vacante che il 13 luglio del 1990, quando era già scoppiato quasi tutto, fa una richiesta del genere. Quanto meno è strano”.

Le date, in effetti, sono molto importanti e rendono l’interpretazione di questo documento ancora più complessa. È proprio nel luglio del 1990, infatti, che il bubbone Gladio comincia a scoppiare. Se lo scioglimento dell’organizzazione avviene a ottobre di quell’anno, è in piena estate che inizia il terremoto. In Friuli viene rinvenuto un Nasco [un deposito di armi clandestino riferibile alla struttura, ndr] e il magistrato veneziano Felice Casson, proprio nel luglio 1990, ottiene dall’allora presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, il permesso per poter accedere all’archivio del Sismi a Forte Braschi, lo stesso archivio da cui proviene questo documento.

Sempre a luglio, il generale Ambrogio Viviani, in passato responsabile dell’Ufficio D del Sismi [il controspionaggio, ndr], piduista, nella veste di deputato tra le fila del Partito Radicale rilascia un’intervista a La Repubblica, dove accenna all’esistenza di una struttura segreta di ambito Nato. Insomma, avanzare la richiesta di formare una struttura riservata in seno alla VII Divisione proprio nella data del 13 luglio può risultare quanto meno poco avveduto.

“Delle due l’una – commenta la professoressa Pasqualini – o questo documento è falso, oppure, come sono portata a credere, è vero, ma chi l’ha scritto era un cretino che probabilmente aveva bisogno di mettersi in mostra e dimostrare quanto fosse brillante”.

Dunque nessuna certezza sulla sua autenticità o meno: “Ripeto, non sono in grado di dirlo con certezza. Dovrei vedere un documento coevo per capire, per esempio, quale macchina da scrivere è stata utilizzata. Sono caratteri, quelli di questo documento, che non ritrovo in altri documenti. Però non vuol dire nulla”. Una cosa però è certa, nel corso della sua lunga carriera, la professoressa Pasqualini non ha mai incrociato un documento dai contenuti simili. Si tratta quindi di un unicum, a meno che dagli archivi recentemente desecretati non emerga qualcosa di simile.

In conclusione, Maria Gabriella Pasqualini fa una considerazione interessante: “Prima di fare grande casino mediatico su un documento, bisognerebbe studiarci sopra. Ma al di là di questo, ho una perplessità di fondo: mi sembra difficile immaginare la necessità di una struttura segreta nel 1990. La storia era cambiata, era crollato il muro di Berlino. Ci vogliamo rendere conto del perché esisteva veramente Stay Behind? Perché noi eravamo alla soglia di Gorizia. Qualsiasi esercito che si ritira dopo l’occupazione, e gli americani non fanno eccezione, lascia uno Stay Behind.

Ma nel 1990 non c’era più ragione di mantenere in piedi una struttura simile. Tanto meno in un momento in cui stava montando l’attenzione mediatica e quella parlamentare. Dunque ribadisco una cosa: se fosse vero, chi ha scritto questo documento non era una persona seria”.

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