L'allarme della Cei: "L'aborto è considerato un diritto, così non si percepisce la gravità"

I vescovi, in occasione della presentazione 47esima Giornata Nazionale per la Vita, hanno anche sottolineato come nelle famiglie gli animali domestici vengano pericolosamente vissuti come un surrogato affettivo

L'allarme della Cei: "L'aborto è considerato un diritto, così non si percepisce la gravità"
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"Alcune interpretazioni della legge 194/78, che si poneva l'obiettivo di eliminare la pratica clandestina dell'aborto, nel tempo hanno generato nella coscienza di molti la scarsa o nulla percezione della sua gravità, tanto da farlo passare per un diritto". Citando il documento del Vaticano "Dignitas infinita", la Conferenza episcopale italiana (Cei) torna a parlare di un argomento delicato e divisivo come l'interruzione volontaria della gravidanza. "La difesa della vita nascente - hanno continuato i vescovi - è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo". Queste parole sono arrivate come messaggio per la 47esima Giornata Nazionale per la Vita, che si celebrerà il 2 febbraio 2025 sul tema "Trasmettere la vita, speranza per il mondo".

L'aborto è una scelta veramente libera?

"Il riconoscimento del diritto all'aborto è davvero indice di civiltà ed espressione di libertà?", si domanda la Cei. "Quando una donna interrompe la gravidanza per problemi economici o sociali (le statistiche dicono che sono le lavoratrici, le single e le immigrate a fare maggior ricorso all'Ivg, ndr) esprime una scelta veramente libera, o non è piuttosto costretta a una decisione drammatica da circostanze che sarebbe giusto e civile rimuovere?", scrivono i vescovi. La Conferenza episcopale italiana poi sottolinea che nella Legge 194 "per di più, restano largamente inapplicate quelle disposizioni (cf. art. 2 e 5) tese a favorire una scelta consapevole da parte della gestante e a offrire alternative all'aborto". Occorre pertanto ringraziare e incoraggiare quanti si adoperano "per rimuovere le cause che porterebbero all'interruzione volontaria di gravidanza (...) offrendo gli aiuti necessari sia durante la gravidanza che dopo il parto, come i Centri di aiuto alla vita, che in 50 anni di attività in Italia hanno aiutato a far nascere oltre 280mila bambini".

Le guerre e la strage degli innocenti

La Cei si è espressa anche sulle tante guerre che continuano a mietere vittime in diverse parti del mondo. "Come nutrire speranza dinanzi ai tanti bambini che perdono la vita nei teatri di guerra - dichiarano i vescovi - a quelli che muoiono nei tragitti delle migrazioni per mare o per terra, a quanti sono vittime delle malattie o della fame nei Paesi più poveri della terra, a quelli cui è impedito di nascere? Questa grande strage degli innocenti, che non può trovare alcuna giustificazione razionale o etica, non solo lascia uno strascico infinito di dolore e di odio, ma induce molti - soprattutto i giovani - a guardare al futuro con preoccupazione, fino a pensare che non valga la pena impegnarsi per rendere il mondo migliore e sia meglio evitare di mettere al mondo dei figli".

Pochi figli e troppi "pets"

Il calo progressivo delle nascite in ogni continente, poi, preoccupa non poco la Conferenza episcopale italiana. "Nel nostro Paese, come in molti altri dell'occidente e del mondo - osservano i vescovi - si registra da anni un costante calo delle nascite, che preoccupa per le ricadute sociali ed economiche a lungo termine; alcune indagini registrano anche un vistoso calo del desiderio di paternità e maternità nelle giovani generazioni, propense a immaginare il proprio futuro di coppia a prescindere dalla procreazione di figli". Gli studi rivelano, poi, come ci sia un preoccupante processo di sostituzione: l'aumento esponenziale degli animali domestici, che richiedono impegno e risorse economiche, e a volte "vengono vissuti come un surrogato affettivo che appare assai riduttivo rispetto al valore incomparabile della relazione con i bambini".

Regole giuridiche rigorose ma più flessibili

Per evitare la deriva di una società in cui nascono sempre meno bambini, secondo la Cei servirebbe una più puntuale regolamentazione giuridica, "sia per semplificare le procedure di affido e adozione sia per impedire forme di mercificazione della vita e di sfruttamento delle donne come contenitorì di figli altrui".

I vescovi italiani stigmatizzano un "fenomeno sempre più frequente, quello del desiderio di diventare genitori a qualsiasi costo, che interessa coppie o single, cui le tecniche di riproduzione assistita offrono la possibilità di superare qualsiasi limitazione biologica, per ottenere comunque un figlio, al di là di ogni valutazione morale".

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