"Lei poteva dire di no". Chiesto un nuovo processo per il sindacalista accusato di molestie

Il procuratore generale di Cassazione ha chiesto nuovo processo d'appello nei confronti di un ex sindacalista accusato di violenza sessuale su una hostess. La presunta vittima: "Se confermata tutte le donne sono in pericolo"

Barbara D'Astolto
Barbara D'Astolto
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Questa mattina, all’udienza che si è svolta davanti ai supremi giudici della terza sezione penale, il Procuratore Generale di Cassazione ha chiesto un nuovo processo d'appello nei confronti dell'ex sindacalista Raffaele Meola, accusato di violenza sessuale sulla hostess Barbara D’Astolto. La doppia assoluzione dell'uomo, giova ricordarlo, aveva suscitato non poche polemiche proprio per le sue motivazioni.

I giudici della Corte di Appello milanese avevano spiegato come la condotta del sindacalista “non ha (senz'altro) vanificato ogni possibile reazione della parte offesa, essendosi protratta per una finestra temporale”. Poi la frase che forse più di tutte ha indignato la presunta vittima:20-30 secondi che le avrebbe consentito anche di potersi dileguare”.

Nelle motivazioni i giudici avevano evidenziato “come l'imputato non abbia adoperato alcuna forma di violenza, ancorché si sia trattato effettivamente di molestie repentine, tale da porre la persona offesa in una situazione di assoluta impossibilità di sottrarsi alla condotta”. Il sindacalista era già stato assolto anche in primo grado. I fatti erano avvenuti nel 2018, quando l'hostess si era rivolta all'ex sindacalista per una vertenza sindacale e durante l'incontro sarebbe avvenuta la violenza. A presentare ricorso in Cassazione sono state sia la parte civile che la procura generale di Milano.

"Ascoltare in aula il suo avvocato mi ha provocato un misto di indignazione, rabbia e tanto sconforto. Non so quale sarà la decisione della Cassazione ma spero che i supremi giudici abbiano il coraggio di ribaltare queste due sentenze di assoluzione che io reputo indegne", ha detto la ex hostess uscendo dalla Cassazione al termine dell'udienza del processo che vede imputato un ex sindacalista.

"Se i supremi giudici dovessero confermare le sentenze - ha aggiunto - vuol dire che non solo io, ma tutte le donne lavoratrici sono veramente in pericolo e che chiunque è autorizzato a mettere le mani addosso a una donna". Intanto questa mattina, proprio davanti alla Cassazione, è stato promosso un Sit in dall’associazione "Differenza Donna" a sostegno della hostess e presunta vittima di violenze sessuali.

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