La violenza rossa dei collettivi: Milano cede alle richieste, Roma resiste ed è lotta

Alla Statale di Milano il rettore concede un incontro ma gli studenti già pretendono di più. Alla Sapienza la rettrice non cede ai ricatti e i collettivi attaccano la polizia

La violenza rossa dei collettivi: Milano cede alle richieste, Roma resiste ed è lotta
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Cosa succede nelle università italiane? Sono mesi particolarmente caldi per gli atenei coi collettivi che tentano di sovrastare, e sovvertire, in ogni modo possibile, l'ordine. Un manipolo di studenti di sinistra che cerca di imporre alla maggioranza il proprio pensiero. E se non riescono a ottenere quanto desiderato, scatenano le rappresaglie. È quello che è accaduto ieri sera all'università La Sapienza, dove la rettrice Antonella Polimeni ha fermamente deciso di non cedere alla violenza dei collettivi e di non boicottare le università israeliane. Davanti al rifiuto del Senato accademico di inchinarsi alle pretese, gli studenti hanno tentato l'assalto al rettorato e al commissariato, entrambi fermati dalla polizia, che ancora una volta ha subito le peggiori conseguenze.

I collettivi portano avanti ricatti morali contro le autorità universitarie e il senso delle minacce è semplice: se non fate quello che chiediamo noi, scateniamo il caos. Ed è forse per questo che diverse università hanno già acconsentito ad assecondare le richieste dei collettivi, sospendendo la partecipazione al bando Maeci. Torino, Bari e la Normale di Pisa si sono già inchinate ai collettivi, fornendo loro la consapevolezza che, se usano la violenza, possono ottenere tutto ciò che vogliono.

Sono messaggi pericolosi, questi, da trasmettere ai sovversivi, che in questo modo continuano ad alzare la posta sotto la minaccia delle violenze. L'università Statale di Milano ha aperto alle loro richieste accettando, dopo settimane di minacce, assalti e occupazioni, di "organizzare con la comunità studentesca e con le rappresentanze degli studenti un incontro, aperto a tutte le voci, e a tutti comunicato, sulla situazione e sulla connessa crisi umanitaria in Palestina, a seguito del conflitto". Una concessione "in analogia con quanto avvenuto nei giorni scorsi all'università di Napoli Federico II".

Il rettore ha scelto di cedere alle pressioni e alle minacce violente degli studenti, mossi dal gruppo di Cambiare rotta, che dopo il comunicato grida alla "vittoria a Milano: occupato il rettorato di UniMi e ottenuto un incontro pubblico con il rettore". Ma, ovviamente, dopo questa concessione i collettivi non si fermeranno e hanno già annunciato la loro successiva pretesa: "Vogliamo la rottura di ogni complicità con il genocidio in Palestina e la filiera bellica". E cosa faranno se il rettore, dopo essersi inchinato in conseguenza all'occupazione del rettorato (come appare agli studenti) si rifiuterà di accettare questa ennesima pretesa?

I collettivi sono pronti a nuove rimostranze, se necessario anche violente, per ottenere quello che chiedono a ogni costo. E ogni concessione fatta dalle università viene da loro vista come una vittoria dopo la quale puntare ancora più in alto. Istituzioni deboli formano generazioni violente convinte di ottenere qualunque cosa con la minaccia della violenza e si vengono a creare precedenti molto pericolosi, come si sta dimostrando.

A Roma, dove non sono riusciti a smuovere la rettrice, hanno scatenato una rappresaglia violenta che solo la bravura delle forze dell'ordine ha evitato che degenerasse. E, come ha dichiarato il Fronte della Gioventù Comunista, sono già pronti a rilanciare "nuove iniziative di lotta".

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