"Investiti dai migranti". Le Ong vogliono navi italiane anche fuori dalla Sar di competenza

Nuovo attacco delle Ong alla Guardia costiera italiana. Si lamentano perché, fuori dalla Sar di competenza, è sopraffatta. Ma i nostri mezzi non dovrebbero nemmeno operare lì

"Investiti dai migranti". Le Ong vogliono navi italiane anche fuori dalla Sar di competenza

Le Ong, sostenute dalla sinistra italiana, non sanno più come trovare argomenti per attaccare il governo di Giorgia Meloni, impegnato fin dal suo insediamento a ridurre le morti in mare nel Mediterraneo operando alla fonte. L'obiettivo dell'esecutivo è quello di diminuire i flussi bloccando le partenze e, di conseguenza, il numero di barchini in acqua. Nonostante gli sforzi, si registra un incremento delle partenze in queste settimane, le cui cause sono varie e molteplici. L'Italia sembra essere stato assunto come hotspot universale per i migranti del Mediterraneo, visto che anche le rotte che partono dal versante orientale, nonostante trovino diversi Paesi europei prima di raggiungere l'Italia, hanno le nostre coste come meta finale.

E le Ong continuano a lavorare che "traghetti", che vanno al recupero dei mezzi anche quando questi non sono imminente pericolo, trasformandoli in naufraghi, spesso ignorando le indicazioni delle autorità di coordinamento. Jasmine Iozzelli, parte dell'equipaggio del veliero Nadir, nella sua intervista rilasciata a La Stampa punta anche il dito contro la Guardia costiera italiana, che dalle sue parole sembra non essere efficiente: "Capita sempre più spesso che la Guardia costiera sia impegnata su altri casi e che si sia costretti ad attendere per ore il loro arrivo. Ci troviamo nella condizione di essere sempre più soli, proviamo un enorme senso di impotenza".

Il nostro corpo militare dedito agli interventi in mare è ogni giorno impegnato a effettuare salvataggi e se i numerosi mezzi impiegati non sono sufficienti, la ragione va forse cercata in un eccesso di migranti, che non si risolve aumentando le navi della flotta civile. E sono loro stessi ad ammettere tra le righe, anche se poi Iozzelli lo nega, che c'è un incremento enorme di migranti: "Ti allontani appena da Lampedusa, ti giri e ti trovi una barca da soccorrere. La sensazione è di essere investiti dai migranti in arrivo".

Ma le Ong ignorano che il problema non si esaurisce portando le persone a bordo e poi sbarcandole in Italia: perché è lì che nascono le vere difficoltà dell'accoglienza, un sistema in ginocchio a causa delle migliaia di arrivi concentrati in un unico Paese, mentre l'Europa tutta resta a guardare. E nella logica delle organizzazioni non governative, l'Italia dovrebbe farsi carico con i suoi mezzi e i suoi uomini di tutti i migranti che cercano di attraversare illegalmente i confini europei, pattugliando l'intero bacino mediterraneo. "La Guardia costiera si sta impegnando, ma non basta. Soprattutto fuori della Sar italiana è sopraffatta. E in questo momento tutte le Ong sono ferme, l'obiettivo che il governo voleva raggiungere per evitare testimonianze", dice ancora Iozzelli.

Nell'ultima affermazione c'è tutta la propaganda pro-migranti sostenuta dalla sinistra. Il nostro Paese non si può far carico dei migranti anche al di fuori della sua zona Sar, vorrebbe dire impiegare ogni mezzo e uomo a disposizione della Guardia costiera per traghettare i migranti irregolari in Italia. Ma questo corpo non nasce per questo compito ma per salvare vite in mare. E l'Italia non è l'unico Paese che si affaccia sul Mediterraneo. E la lagna del fermo per "evitare testimonianze" non sta in piedi: l'obiettivo del governo è quello di impedire le morti in mare.

E con le Ong ferme e il rafforzamento della guardia costiera libica, le partenze si stanno riducendo da quel Paese. Anche in maniera involontaria, infatti, le navi di soccorso sono un pull-factor che invoglia le partenze, come abbiamo avuto modo di appurare dalle chat con i trafficanti e i migranti.

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