"Sembra che il principe la forzi...". Altra follia politically correct della Disney

Alan Menken, compositore delle musiche del live action de "La Sirenetta", cambierà i testi delle canzoni per “adattarle alla sensibilità contemporanea”

"Sembra che il principe la forzi...". Altra follia politically correct della Disney

La furia del politically correct, quella che tende a trovare del male ovunque, anche ove non c’è, colpisce ancora e, stavolta, travolge Ariel, la principessa sirena dai rossi capelli. Ci sbagliavamo se pensavamo di aver visto già abbastanza quando si è gridato allo scandalo per il bacio del risveglio di Biancaneve, quello che il Principe Azzurro le dà per liberarla dalla maledizione della strega cattiva, senza però averle chiesto prima il consenso (eh certo, era vittima di un incantesimo, anche se avesse dato il consenso avrebbero fatto passare il Principe come un poco di buono che si approfitta di una povera ragazza non in grado di intendere e di volere). O quando, sempre in nome del politicamente corretto, l’indignazione della parte perbenista dell’opinione pubblica, quella che combattendo conto a dei cartoni animati si pulisce la coscienza, si era schierata contro le figure dei gatti siamesi di Lilli e il Vagabondo, tolte dal remake in versione live action perché considerati “discriminazione razziale verso gli asiatici” e, sempre perché considerati discriminatori, contro i corvi di Dumbo, i pellerossa di Peter Pan, Re Luigi del Libro della Giungla e il canile multirazziale, ancora una volta, di Lilli e il Vagabondo.

La canzone “Baciala”

Di questi giorni la notizia della modifica, da parte del compositore delle musiche del live action della Sirenetta, Alan Menken, del testo di alcune delle canzoni originali per, secondo quanto ha dichiarato lui stesso, “adattarle alla sensibilità contemporanea”. Sul banco degli imputati, colpevole di colpire duramente la sensibilità della società moderna e dei grandi valori che si porta appresso, è la canzone “Baciala” per la quale si è rivelata fondamentale una modifica del testo per evitare che le persone, “diventate molto suscettibili - come ha spiegato Manken - sull'idea che il principe Eric in qualche modo forzasse Ariel”, si sentissero duramente colpite. E così anche per la Sirenetta verrà riscritta una storia più virtuosa, rispetto a quella raccontata dalla Disney, proprio come fatto, appunto, con il remake di Biancaneve stravolto anche negli elementi più caratteristici. “Poco dopo - la Regina, ndr - diede alla luce una figlioletta bianca come la neve, rossa come il sangue e dai capelli neri come l'ebano; e la chiamarono Biancaneve”, scrivevano i Fratelli Grimm. E proprio così, nel 1937, venne rappresentata dalla Disney. Evidentemente, però, rappresentava caratteristiche troppo distanti dalla sensibilità dei più, al punto che nel live action il ruolo della protagonista è stato assegnato ad un’attrice, di madre colombiana e padre polacco, che, con la descrizione originale della fiaba, c’entra ben poco.

Vittima del politically correct

Non c’è che dire: possiamo solo ringraziare tutto questo politically correct, questo perbenismo, e l’impegno di molti a promuovere la

“cancel culture” se i nostri figli potranno crescere in un mondo migliore e ricco di valori. Adesso aspettiamo con ansia di sapere chi sarà la prossima principessa Disney ad aggregarsi al movimento me too.

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