Lascia un milione di euro in eredità all'avvocato, nulla alla famiglia. Il tribunale le dà ragione

Si conclude dopo 10 lunghi anni la diatriba per l'eredità che una nobildonna aveva lasciato al suo avvocato anziché alla famiglia. Il tribunale ha dato ragione alla defunta: "Capace di intendere e di volere".

Lascia un milione di euro in eredità all'avvocato, nulla alla famiglia. Il tribunale le dà ragione
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Tutto è bene quel che finisce bene, ma questa volta non certo per la famiglia della defunta nobildonna, la signora Laura Borgogelli-Avveduti, scomparsa nel 2014 che invece di lasciare l'eredità, (composta da immobili, quadri, porcellane, argenteria e contanti), ai suoi cari, ha preferito che a beneficiarne fosse il suo avvocato Michele Pierucci.

La sentenza del tribunale

Dopo 10 lunghi anni secondo il tribunale, dove era prevedibile che la vicenda andasse a finire, la signora era: "capace di intendere e volere e il testamento è valido". Così si legge nella sentenza che ha visto la luce soltanto in questi giorni dopo anni di battaglie legali. Il fatto è accaduto a Fano, nelle Marche, e ha visto la conclusione di un'odissea per l'avvocato Michele Pierucci, che, secondo il suo racconto, ha subito diverse accuse da parte della famiglia della signora.

L'eredità

L'anziana nobildonna, nubile e senza figli, il 4 agosto del 2014 aveva nominato suo erede universale il proprio avvocato di fiducia con un testamento redatto da un notaio sei giorni prima di morire. “Lascio erede universale il mio avvocato, che stimo e di cui mi fido ciecamente”, come riporta il Resto del Carlino.

A bocca asciutta le 4 sorelle della donna e gli 11 nipoti. Uno di questi dopo la scoperta del testamento, aveva presentato anche una denuncia penale per circonvenzione d'incapace nei confronti dell’avvocato sulla quale il tribunale di Pesaro aveva emesso una sentenza di non procedere, perché il reato era estinto per prescrizione. Ora a dare ragione all'uomo anche il tribunale civile.

Capace di intendere e volere

A confermare la lucidità della signora anche il medico del 118 che poche ore prima della stesura del testamento l’aveva visitata e il notaio che aveva redatto il testamento che - si legge nella sentenza - l'aveva trovata: "Molto sveglia, tanto da sottolineare di inserire il trattino nel suo cognome, cosa che nessuno -a parere della signora -faceva mai".

Aggiungendo poi: “Dopo che le ho letto il testamento la signora mi ha ripreso la mano e mi ha detto: ‘lei mi assicura notaio che questo testamento avrà esecuzione’, cioè avrà efficacia. Ovviamente io le risposi, forse ingenuamente, ma le risposi: “signora non glielo assicuro io, ma il codice civile”.

Il rapporto con l'avvocato

Del beneficiario del suo testamento, l'avvocato Pierucci, la signora aveva: "Una stima infinita – ha aggiunto un’altra testimone al processo –, anzi, era l’unica persona alla quale era consentito entrare, a differenza di altre che venivano mandate viia.

Mi disse assolutamente di non aprire più al nipote; già da molti anni lei non lo voleva vedere, quindi io facevo quello che lei mi diceva. L’unica persona ammessa a entrare in casa, quindi, dal mese di giugno era stato proprio l’avvocato”. La famiglia della nobildonna è stata condannata a pagare le spese legali.

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