
È la solita retorica del soldato italiano cialtrone, incapace di combattere. Di guerre, del resto, non ne facciamo più. Le chiamiamo missioni di pace, anche se poi è conflitto vero, dove si spara, ci si ferisce e talvolta si muore. Dove i veterani tornano sempre a casa con qualche cicatrice, nel fisico ma soprattutto nell'animo. Per cui Luciana Littizzetto che dice che i soldati italiani fanno "cagarissimo a combattere" non è né una notizia né una novita. E non fa ridere.
Come dice il generale Marco Bertolini a il Giornale: "Non ci vedo niente di spontaneo nello sbotto di cattivo gusto della Litizzetto con il quale ha affermato che come italiani faremmo “cagarissimo” in guerra. Non ci vedo niente di spontaneo perché, da attenta professionista della risata facile, sa che la parolaccia scatena sempre l’applauso del popolo bue al quale si rivolge, soprattutto se fiorita sulla bocca di una Signora. E che le fosse garantita un po’ di licenza 'poetica' a pochi giorni dalla festa della donna lo riteneva evidentemente doveroso. Ma non ci vedo niente di spontaneo soprattutto perché la volgare irrisione delle nostre virtù militari arriva nel momento giusto per assecondare gli strepiti di molti tra i più spregiudicati dei politicanti nostrani che auspicano una cappa europea che soffochi quello che resta della nostra traballante sovranità nazionale, con la creazione di un “esercito europeo” che nella sostanza rimpiazzi quelli nazionali. Troppo asserviti agli interessi dei singoli Stati, questi ultimi, o troppo lassativi come osserva la tutt’altro che divertente “artista” senza alcuna originalità, visto che delle supposte e bugiarde inattitudini militari del nostro popolo ci si sono sciacquate la bocca generazioni di antitaliani nostrani, in questi ultimi decenni. Sapevano quello che volevano".
Ma non solo. Perché se è vero che c'è un contesto internazionale preoccuppante è altrettanto vero che la storia del soldato italiano inetto non ha mai retto. E questo i nostri connazionali lo sanno, come puntualizza il generale: "Resta il fatto, anche se all''artista' giustamente non interessa, che probabilmente nelle generazioni precedenti alla nostra ci sarà stato molto probabilmente un Litizzetto col fucile in mano, magari col pennacchio sul chepì, che non ha fatto cagarissimo nessuno, forse nelle guerre di indipendenza, in quelle mondiali o nei mille scannamenti al rullo del tamburo che hanno scandito la storia del nostro ineguagliabile Stivale.
Magari, anzi, ci ha pure lasciato la pelle o, chissà, una gamba o un braccio, senza il quale la cura dei campi dopo il congedo è diventato ancora più penoso. E più difficile la cerca del pane quotidiano per sé e per la famiglia. Se lei ha altro da fare, presa com’è dalla sua 'arte', ci penseranno altri a rendergli omaggio: gli Italiani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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