"Lotta Lgbtq per la liberazione della Palestina". I controsensi della piazza di Non una di meno

Femministe e comunità Lgbtq in piazza per la liberazione della Palestina e contro Israele: nel primo Paese donne e omosessuali rischiano torture e morte e nel primo sono tutelati

Immagine di repertorio
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Dal "Granfrociato" di Toscana, così come Non una di Meno pare chiami la comunità Lgbtq di Pisa, è stato stilato un manifesto relativo al Pride che si è svolto a Lucca. Una manifestazione, viene spiegato, contro "l'attacco del governo alla comunità Lgbtqia+" e, in particolare a difesa dell'ospedale Careggi di Firenze, messo sotto osservazione per le sue pratiche "disinvolte" di transizione dei giovanissimi. Ma il vero capolavoro di questo comunicato arriva quando la sezione pisana di Non una di meno spiega la sua partecipazione con la necessità che la "lotta intersezionale sia inevitabilmente legata alla liberazione del popolo palestinese e di tutti i popoli oppressi". Il mondo musulmano, quindi anche la Striscia di Gaza, non vede certo con favore le comunità Lgbtq e in molte zone controllate da gruppi fondamentalisti, come è Gaza, gli omosessuali non solo non sono tollerati, ma rischiano anche la morte.

Eppure, l'odio cieco nei confronti di Israele, dove si sono sempre svolti regolarmente i pride, arriva a inserire la lotta per la Palestina in una manifestazione dedicata alla comunità omosessuale. Anzi, nella loro logica quello che fa Israele è "rainbow-washing" e "pink-washing", che loro, da buoni combattenti con il pugno chiuso, rifiutano e denunciano. Per tale ragione, hanno in qualche modo avvisato l'organizzazione del Toscana Pride, ponendo loro le condizioni della manifestazione: "Non possono essere tollerate bandiere israeliane nella nostra marcia. Non c'è rivoluzione frocia senza anticolonialismo". Quindi, sì alle bandiere di un Paese i cui amministratori uccidono e torturano uomini e donne, anche omosessuali e no alle bandiere di un Paese democratico in cui esiste la libertà di essere chi si desidera.

Ma c'è anche un ulteriore risvolto in questo manifesto, nel passaggio in cui Non una di meno - Pisa dichiara che la sua partecipazione al Pride Toscana è stata "antimilitarista perché vediamo tutti i giorni che nelle nostre città aumentano i militari impiegati nelle operazioni di sicurezza, com'è successo a Livorno lo scorso 24 novembre, la vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne".

Odio cieco, si diceva, perché solo questo paraocchi così ottuso impedisce di capire che la presenza dei militari è fondamentale anche, e soprattutto, per tutelare le donne in città che sono sempre meno sicure. Poi non manca la protesta contro la polizia e contro la Chiesa: un unico calderone d'odio distruttivo, e non costruttivo, chiuso al dialogo e irrazionale.

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