Lui, lei, l'altro e la fine ai tempi supplementari. Dopo il caos, vivranno tutti infelici e scontenti

Le accuse del "cornuto", la replica della "fedifraga". A ogni modo, perdono entrambi

Lui, lei, l'altro e la fine ai tempi supplementari. Dopo il caos, vivranno tutti infelici e scontenti
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Che cosa ci può essere più sfizioso di una storia di corna per allietare le calde serate d'estate? Massimo e Cristina non sono pseudonimi di una vicenda che ha scosso la Torino dei gianduiotti e delle madamine. Trattasi di Segre Massimo, uomo di altissima finanza appartenente a famiglia illustre per parte di madre, donna decisiva negli affari di De Benedetti, l'Ingegnere svizzero, e di Seymandi Cristina, bella e acchiappante bionda, figlia di un genitore esperto di conti e tasse, destinata a diventare sindaca di Torino, in quota cinque stelle ma poi traslocata nella fazione opposta per proseguire l'impegno politico. Riassunto: festa tra amici, musica e dj alla consolle, l'incontro profuma di storico annuncio, Massimo e Cristina si sposano, il Covid aveva bloccato per due volte l'evento, dopo il vaccino è arrivato il grande giorno.

Colpo di scena a confronto del quale i reality televisivi sono roba da dilettanti allo sbaraglio: Massimo Segre prende il posto del disc jockey, afferra cuffie e microfono, estrae un foglio sul quale ha scritto il compito a casa, gli astanti uheggiano pronti al brindisi, al ballo e al bacio dei promessi, Segre rivela che il testo non è breve, legge con l'affabulazione di chi sa dove vuole arrivare, aggiunge qualche pausa, il suo è un petting palabratico con un primo passaggio decisivo, l'annuncio di un regalo alla ex futura sposa: orecchini? Negativo. Anello? Idem. È la libertà! Però chiarisce il significato del sostantivo, Cristina gli ha messo le corna, lui stesso si autoproclama cornuto, la donna lo ha tradito con un avvocato (la prima vocale è minuscola, a Torino meglio non allargarsi), con il professionista mascherato partirà per Mikonos, vacanze ovviamente pagate, dice malignamente, coinvolge anche la madre, nel senso di suocera mancata, ai figli dei rispettivi, accenna ad altra tresca, chiude la lettura dichiarando esaurita la loro storia di amore.

Cinque minuti di sentenza pubblica, Cristina, di fianco, pensa di essere su uno show scherzoso, allunga il collo per sbirciare il testo, è tutta roba vera, c'è anche una telecamera (telefonino forse) che riprende e registra tutto, l'espressione stranita della mancata moglie, il tono serioso del magnifico cornuto (Le Cocu magnifique, dramma del francese Fernand Crommelynck da cui il film italiano di Pietrangeli con Cardinale e Tognazzi). Ma la pochade torinese non ha colonna sonora ed effetti di scena, il copione dice che Segre si è liberato lui della futura consorte, più che offrirle la libertà; Cristina, dopo aver passato un paio di notti al bar per destarsi dall'incubo, è sicura che si sia trattato di un piano studiato nei dettagli e suggerito da un'altra figura alle spalle del promesso sposo e a lui replica con un classico «da che pulpito viene la predica». Il derby delle corna va ai supplementari, si presume ci siano stati, prima dei calci di rigore conclusivi, altri episodi di repertorio, messaggistica spiata, pedinamenti, litigi notturni, lacrime, carezze consolatorie, porte sbattute, vacanze separate, come qualunque coppia contemporanea in crisi alla voce Totti-Blasi o Bonolis-Bruganelli, per dire.

Ma a Torino non ci sono Rolex o confessioni o interviste ai giornali, a Torino è andata in onda la rabbia infantile e astuta di un uomo che accetta la sconfitta ma svela il gioco sporco della vincitrice alla quale non volta le spalle concedendole invece, da gentleman (!?), la possibilità di continuare a convivere professionalmente, come vendicativo colpo finale da padrone a dipendente. Ma Cristina non demorde, non abbandonerà il posto di lavoro, è partita per l'isola greca senza l'avvocato che farebbe parte di un gruppo di fantasmi che da tempo agitano il mancato consorte. Su La Stampa, organo ufficiale della Torino dei gianduiotti e delle madamine, la scrittrice Elena Loewenthal definisce il tutto, una gogna, un sadico piacere, un tossico amalgama di vendetta e voglia di stupire.

Stiamo calmi, Il dottor Massimo tornerà nel suo mega-maxi ufficio attorniato dalle segretarie in camice nero e copri maniche con elastico, Cristina rientrerà abbronzatissima e più bella che prima dalla Grecia, pronta a onorare il contratto. E vissero felici e scontenti.

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