Per capire cosa è accaduto in Emilia Romagna, per la terza volta in un anno e mezzo, bisogna partire da un dato. In 48 ore sono caduti nell'area colpita dalle inondazioni 350mm di pioggia. Tantissima acqua che si è riversata sul territorio e ha causato le esondazioni, comunque meno estese di quanto accaduto nel 2023. Non che la situazione non sia grave, anzi, ma è un dato oggettivo che ci siano stati meno danni. E il motivo l'ha spiegato il sindaco di Faenza, Massimo Isola: "Se non si fosse fatto nulla, con queste precipitazioni, avremmo avuto la città invasa. Abbiamo capito che i lavori fatti sul tratto arginale del Lamone ci hanno difeso e hanno funzionato". Non tutti i sindaci e non tutte le amministrazioni, però, hanno agito facendo prevenzione programmata.
L'enorme "tappo" di legname che si è formato proprio sul fiume Lamone, a Boncellino, ha formato una sorta di diga a ridosso del ponte di ferro, che ha di fatto impedito il passaggio dell'acqua. Questi detriti, che si sono accumulati mentre scendevano da monte, sono la causa delle esondazioni che hanno colpito i centri di Traversara e Bagnacavallo, dove la gente ha cercato rifugio sui tetti. Per altro, due persone risultano attualmente disperse proprio a causa del cedimento di un tetto, dove erano salite per scampare alla furia dell'acqua. "Questa volta si è trattato di una esondazione a causa dei detriti di legname lasciati malauguratamente nel corso del fiume a monte", fanno sapere da Condifesa Ravenna, che ieri a mezzogiorno ha effettuato una ripresa con droni dell'area. Perché chi di dovere non si è preoccupato di pulire il fiume prima che arrivasse l'autunno, quando il Lamone non era in piena, anzi.
Già nel 2022, il consigliere regionale della Lega, Andrea Liverani, in un'interrogazione alla Giunta dela Regione Emilia-Romagna, sostenne che "serve un piano di pulizia dei fondali del fiume Lamone, nonché di disboscamento dagli alberi che ne occupano l’alveo, o in caso di piogge abbondanti ci potrebbero essere problemi con la tenuta degli argini". Quindi, invitò a "predisporre un piano di controllo, oltre ad una verifica sulla tenuta degli argini del Lamone che, a causa delle tane scavate dai roditori, potrebbero non reggere all'urto di forti piogge". Lo stesso consigliere, nel suo intervento, aggiunse che "la scarsa pulizia o manutenzione degli alvei, nonché la mancata estrazione di ghiaia e materiali legnosi, in caso di alluvioni o piene può infatti causare lo straripamento degli stessi, con conseguenze pericolose e dannose per cittadini e attività commerciali presenti nelle zone limitrofe". Cosa che si è verificata sia nel 2023 che nel 2024. Spetta, infatti, alla Regione, come si legge sul sito della rassegna giurisprudenziale Exeo, "il compito di provvedere alla manutenzione dell'argine di un torrente, sito al di là della proprietà privata ed appartenente al demanio, con conseguente responsabilità della stessa (ex art. 2051 c.c.) per i danni derivati dall'omissione di tale manutenzione".
A Bagnacavallo il fiume ha creato un enorme falla sull'argine, riuscendo a riversare enormi quantità d'acqua nel paese. In queste ore le condizioni stanno migliorando ma resta l'allerta rossa in Emilia-Romagna e nel ravennate. "Abbiamo tutti sotto gli occhi le drammatiche immagini della rotta della piena sull'argine del fiume Lamone a Traversara", ha dichiarato il sindaco di Bagnacavallo Matteo Giacomoni. "Siamo stati accanto alla Regione e continuano ad esserlo. Quella di Figliuolo è ricostruzione straordinaria, la prevenzione ordinaria va fatta in tempo di pace e quando c'è un alluvione", ha detto il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, ai microfoni di "24 Mattino" su Radio 24.
Sgombrando il campo dalle polemiche, il ministro in un intervista al Corriere della sera ha aggiunto: "Ho ribadito che continueremo ad avere eventi calamitosi finchè non si attuerà una seria prevenzione strutturale da parte di tutte le Regioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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