Elio Persico è lo skipper che si trovava al timone del gozzo che, nel tardo pomeriggio di giovedì, ha colpito la motonave Tortuga causando la morte di Adrienne Vaughan, turista americana che si trovava a bordo del motoscafo insieme a tutta la famiglia. Persico ha 30 anni e viene considerato dagli altri marittimi della Costiera come uno degli skipper più esperti della zona. Non uno di quelli improvvisati, che hanno tentato questa strada per sfruttare l'onda de boom turistico, ma un professionista che sa il fatto suo: "Elio in mare è uno di quelli bravi, non come tanti marinai improvvisati che si vedono in questo periodo". Eppure, questa bravura, sembra essere solo una delle due facce di una stessa medaglia quando l'uomo viene descritto da chi lo conosce bene.
"Conosco il padre ed è una persona tranquilla. Al contrario di Elio e dei suoi tre fratelli che sono ragazzi che definirei 'festaioli'", così descrive una ragazza a il Messaggero il comportamento dello skipper. Lo stesso dice al quotidiano romano uno degli storici marittimi di Marina del Cantone: "I genitori sono persone assolutamente a modo ma i quattro figli non sono della stessa pasta". La passione per le feste potrebbe essere la ragione per la quale dagli esami tossicologici svolti a seguito dell'incidente siano state rilevate tracce di alcol e sostanze stupefacenti. Ma come ha spiegato il procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, "i risultati sono attualmente sottoposti al vaglio di un consulente della procura della Repubblica perché i dati in sè sono non necessariamente significativi, occorrendo verificare, in concreto, l'incidenza dei risultati sulla capacità, poi, del soggetto indagato. Quindi, la loro efficacia causale ai fini della determinazione del sinistro".
Le leggi non scritte del mondo dei marittimi sono chiare e il comportamento di Persico, che secondo il marito della vittima ha trascorso gran parte del tempo di navigazione col telefono in mano, rischia di inficiare a stagione di tutto il comparto. "Quando fai un lavoro in cui le persone ti affidano la loro vita e quella dei propri cari devi essere lucido. In questo caso ha potuto incidere anche lo stress, il caldo, la fatica, ma di sicuro, se viene accertata l’assunzione di stupefacenti ed alcolici, non ci sono scusanti", prosegue l'operatore di Marina del Cantone nelle sue dichiarazioni rilasciate a il Messaggero.
Subito dopo lo schianto, come ha riferito Tony Gallo, armatore e comandante del Tortuga, "il ragazzo si teneva la testa tra le mani e gridava: la mia vita è finita, io sono finito. E poi mi ha detto: non vi ho visti...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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