Morte Giuliano Taccola, l'appello della vedova a Giorgia Meloni: "Mi aiuti"

A cinquantaquattro anni esatti dal giorno in cui morì l'allora venticinquenne Giuliano Taccola, la vedova del calciatore della Roma ha lanciato un appello al presidente del Consiglio Giorgia Meloni. "Mi aiuti a cercare risposte e a fare chiarezza"

Un primo piano di Giuliano Taccola, morto a 25 anni nel 1969
Un primo piano di Giuliano Taccola, morto a 25 anni nel 1969

Se oggi fosse ancora vivo, Giuliano Taccola avrebbe quasi 80 anni. Starebbe forse godendosi la pensione, magari dopo aver chiuso una carriera da tecnico o da dirigente sportivo, dopo la giovinezza da claciatore. Se n'è invece andato giovanissimo, prima ancora che potesse festeggiarne 26 anni. In coincidenza del cinquantaquattresimo anniversario della sua morte, la vedova ha lanciato un appello al presidente del Consiglio Giorgia Meloni affinché venga fatta definitivamente chiarezza sull'accaduto, con tutto ciò che ne consegue. A renderlo noto è stata la stessa Marzia Nannipieri, moglie del calciatore della Roma scomparso il 16 marzo del 1969, dicendo di aver "informato del caso e della situazione della famiglia l'attuale premier Giorgia Meloni perché possa essere ascoltata almeno una volta la voce delle vittime, con la speranza di ricevere una risposta adeguata a questa dolorosa e drammatica vicenda".

I fatti

Nannipieri aveva solo 23 anni quando il coniuge morì a Cagliari, al termine della partita che la Roma giocò contro il club isolano. L'attaccante, allora venticinquenne (era nato il 28 giugno 1943 ad Uliveto Terme, in porovincia di Pisa) si stava mettendo in mostra come uno dei migliori giocatori di Serie A di quella stagione, visto che nelle 12 partite in cui giocò mise a segno 7 reti. Quel pomeriggio non giocava, ma seguì comunque i compagni di squadra nella trasferta cagliaritana. Alla fine dell'incontro, mentre si recava negli spogliatoi, accusò un malore. Morì su un’ambulanza nel tragitto verso l’ospedale, ufficialmente per un attacco cardiaco, lasciando la consorte e due figli di 6 e 4 anni. Una versione che la vedova, che da decenni rivendica risarcimenti ed un vitalizio, conferma solo in parte: in una lunga lettera ha ricostruito la storia, le presunte pressioni ricevute per non parlarne, le presunte incongruenze e le omissioni e i dubbi che la attanagliano da oltre mezzo secolo. E afferma di non aver mai ricevuto il vitalizio al quale la famiglia Taccola avrebbe avuto a suo dire diritto, essendo il marito morto per cause di lavoro.

Lo sfogo della vedova

"Si onora la memoria di Giuliano rispettando la sua famiglia non distruggendola con pregiudizi, discriminazioni ed umiliazioni. La morte di Giuliano prematura, assurda e violenta, non fu una fatalità - accusa la vedova nella missiva pubblicata da La Nazione -. Fu causata da una broncopolmonite esistente da oltre quindici giorni, non curata. E da un'iniezione effettuata dal medico sociale per eliminare stanchezza e febbre, non un antibiotico come era stato specificato a mio marito. È veramente scandaloso ed aberrante che nessuno a cui mi sono rivolta non abbia mai verificato tutto ciò in tutto questo tempo. Sono state violate tutte le leggi, il diritto alla salute. Ci sono stati omissione di soccorso, intralcio alla giustizia, firme false per l'archiviazione e depistaggi, segreti, bugie e omertà che hanno innalzato un muro di gomma impenetrabile".

Il club capitolino ha recentemente ricordato Taccola, inserendolo nella propria "Hall of Fame" circa un quinquennio fa. Nannipieri sembrerebbe aver puntato il dito più che altro contro alcuni dirigenti della Roma degli Anni '60, rei a suo dire di non aver supportato abbastanza la sua famiglia negli anni drammatici successivi alla tragedia. E ha fatto presente come la proprietà attuale della società giallorossa abbia avuto perlomeno un piccolo pensiero per Taccola, inviandole nelle scorse settimane gli auguri di buon anno insieme ad una scatola di cioccolatini.

"Non ho mai chiesto sussidi ed elemosina - ha concluso la vedova - ma solo verità, giustizia e diritti acquisiti come ogni cittadina italiana ha diritto in uno stato civile e democratico”.

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