Il nuovo "manuale" per le manifestazioni violente: "No autorizzazioni, è responsabilità collettiva"

Un nuovo vademecum per le manifestazioni è stato diffuso dagli ambienti dell'antagonismo, giustificando l'assenza di autorizzazioni per le manifestazioni

Il nuovo "manuale" per le manifestazioni violente: "No autorizzazioni, è responsabilità collettiva"
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Manifestazioni contro i Cpr, manifestazioni per la Palestina, manifestazioni contro il governo e si potrebbe proseguire a lungo elencando i pretesti di chi usa la piazza come proprio parco divertimenti per qualche momento di adrenalina, scontrandosi con la polizia. Perché se non fosse questa la ragione delle numerose manifestazioni, non si spiegherebbe perché prima di ogni evento viene diffuso il "manuale dell'aggressore perfetto", come potrebbe essere definito il lungo elenco di regole e consigli per evitare le forze dell'ordine. L'ultimo è stato diffuso per la manifestazione dei "No Cpr" a Torino, ossia coloro che sostengono che i delinquenti stranieri non debbano essere rimpatriati, quindi chiusi in strutture controllate prima di essere riportati nel loro Paese di origine. Che poi sono anche quelli che sono contrari alle carceri, che nelle loro manifestazioni gridano "fuoco alle galere" e cose così.

Le autorizzazioni al corteo? Non si chiedono. "Scendere in piazza e protestare è una responsabilità collettiva e non possiamo permettere che le singole responsabilità di una massa indefinita ricadano sui singoli che firmano le richieste di autorizzazione", spiegano gli stessi organizzatori. In sostanza, presupponendo la possibilità che possano svilupparsi scontri o, comunque, che possano essere compiuti reati, ritengono che la soluzione migliore sia quella di non chiedere che la stessa venga autorizzata per lavarsi completamente le mani di ciò che potrebbero essere le conseguenze. Come si può pensare alla buona fede? Non ci sono presupposti pacifici in questa decisione, soprattutto perché chi organizza sa benissimo che la sua manifestazione è ciò che i violenti provenienti dalle frange dei centri sociali e, in generale, dell'antagonismo rosso, vogliono per trascorrere un sabato di guerriglia.

Guerriglia che, come accade ormai da un anno, viene fatta ricadere sotto la tutela della manifestazione per la Palestina. In che modo? Nessuna bandiera può essere esposta nelle manifestazioni tranne quella dello Stato Mediorientale che, anzi, viene incoraggiata. La cultura popolare che si è diffusa in Europa nell'ultimo anno, d'altronde, tende a giustificare gli scontri se questi vengono compiuti nell'ambito di una manifestazione per la Palestina. Un concetto che trova spazio soprattutto a sinistra, dove non ci sono, o sono rarissime, le condanne alle violenze: la paura è quella di perdere potenziali elettori.

E chi va in piazza conosce perfettamente questo punto debole e vi fa leva, pur ammettendo pubblicamente di non essere elettori dei partiti della sinistra parlamentare. E poi, nel manuale, non manca mai il numero di telefono di un avvocato che si rende disponibile per affiancare i manifestanti fermati.

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