Ennesimo atto di disobbedienza da parte di una nave delle Ong, che in totale spregio dell'autorità italiana ha scelto di sua sponte il porto di sbarco di 36 migranti presi a bordo nel canale tra Tunisia e Italia. Nella giornata di oggi è arrivato il provvedimento con il quale viene bloccata per 20 giorni in porto la nave Mare*Go e conseguente multa. È la prima volta che una nave si dirige verso un porto diverso da quello comunicato da quando sono in vigore i decreti Piantedosi.
La Mare*Go è una nave costruita nei primi anni del Novecento, che in passato ha operato con le insegne della Ong Sea Watch, della quale ha rappresentato la prima unità operativa. Ora opera sotto le insegne di un'altra Ong tedesca e ha da poco lasciato il porto di Lampedusa per la sua prima missione.
Dopo aver preso a bordo 36 migranti, nelle scorse ore ha chiesto il coordinamento della MCCO di Roma, che aveva assegnato a questa nave il porto di Trapani. Un porto ambito da tutte le altre Ong, perché collocato in Sicilia, quindi agevole da raggiungere in poche ore di navigazione. Ma la nave di Mare*Go ha rifiutato quel porto, decidendo in via autonoma di raggiungere Lampedusa e di sbarcare lì i migranti. Il coordinamento delle autorità italiane, oltre a essere le uniche ad avere la possibilità di scegliere e indicare il porto, lavora anche per evitare sovraccarichi e disordini nella gestione. Considerando la mole di sbarchi a Lampedusa nelle ultime ore, dove sono ripresi gli arrivi autonomi, l'ulteriore presenza di una Ong rappresenta evidentemente un ingombro. Per questa ragione era stato scelto il porto di Trapani, in modo tale da smistare adeguatamente il carico su diverse strutture.
"Dopo aver salvato 36 persone in mare è stato assegnato il porto di Trapani, a un minimo di 32 ore di distanza. Abbiamo chiaramente comunicato alle autorità che MareGo non è attrezzata per curare le persone soccorse in movimento per quel periodo di tempo e che il nostro equipaggio è stato in mare aperto per diversi giorni effettuando diverse operazioni di soccorso", dichiara in una nota la Ong, ammettendo di non essere adeguata a questo tipo di interventi.
Non può essere una responsabilità dell'Italia e non dev'essere una discriminante, nemmeno la loro presenza in mare aperto per giorni interi, perché non è un servizio che è stato richiesto dal nostro Paese. "È irragionevole continuare così tante ore di navigazione per quanto riguarda il benessere delle persone soccorse e del nostro equipaggio. Ecco perché abbiamo deciso di dirigerci invece verso Lampedusa", conclude la nota.
A seguito della sanzione, dalla Ong attaccano: "Abbiamo violato il decreto legge del 2 gennaio del governo postfascista di Meloni, che è un altro strumento per lasciare affogare la gente che emigra ed impedire a chi fa solidarietà di intervenire"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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