Non aver aggiornato il Piano pandemico fermo al 2006 è reato. Il non averlo applicato ha avuto delle conseguenze sulla gestione della pandemia? Domanda lecita, visto che in Italia ha causato un’incidenza di mortalità molto alta nonostante obbligo vaccinale e due lockdown, anche per colpa delle mascherine farlocche allegramente sdoganate e finite sul viso degli italiani.
A decidere sarà un processo. Il Gip di Roma Anna Maria Gavoni ha infatti disposto l’imputazione coatta per l’ex numero due dell’Oms Ranieri Guerra, già direttore generale del ministero della Salute, che - a onor del vero - prima di passare all’Organizzazione mondiale della sanità aveva allertato il suo ufficio sulla necessità di procedere all’aggiornamento. L’imputazione coatta è stata decisa anche per Maria Grazia Pompa, Giuseppe Ruocco e Francesco Maraglino, ex direttori dell’Ufficio cinque del ministero. La loro posizione era stata archiviata nell’ambito di uno stralcio dell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione del Covid poi trasferita per competenza a Roma. Oltre all’omessa definizione dei piani di dettaglio» i tre devono rispondere del reato di «omissione o rifiuto di atti d’ufficio».
Restano fuori dal processo gli ex dirigenti del ministero Mauro Dionisio, Loredana Vellucci, Silvio Brusaferro, l’ex capo della Protezione civile Angelo Borrelli e lo stesso Maraglino accusati a vario titolo, di falsità ideologica, truffa e rifiuto di atti d’ufficio, contro la cui archiviazione si erano opposti gli avvocati delle vittime della Bergamasca perché avrebbero mentito sulle autovalutazioni fornite all’Oms sull’effettivo stato di preparazione dell’Italia a una pandemia secondo delle precise linee guida che i governi di centrosinistra successivi al 2011 hanno bellamente ignorato.
Tra le testimonianze decisive agli atti le dichiarazioni dell’allora ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, che disse: «Alla fine del 2017 Guerra mi ha dato notizia che stavamo procedendo all’aggiornamento del Piano pandemico. Quando è scoppiata la pandemia Covid credevo ci fosse già il Piano pandemico». Ma queste sorta di «istruzioni per l’uso» per governare la pandemia erano necessarie? Secondo le raccomandazioni delle istituzioni europee esisteva un’«urgenza sostanziale» di redigere questo atto. Dunque anche il corposo faldone messo in piedi dalla Procura di Bergamo che ha ricostruito tutte le fasi della gestione della pandemia - con intercettazioni, trascrizioni di mail e messaggistica eccetera - torna nuovamente sotto i riflettori, giacché la gip ritiene che questi elementi acquisiti nell’indagine della Procura di Bergamo «debbano essere opportunamente vagliati» in dibattimento per accertare se l’atto doveva essere compiuto e invece è stato omesso «proprio perché esso non stabilisce obblighi ma consente l’adozione di misure anticipatorie».
Non è un caso se l’inchiesta di Bergamo nasca dal ritrovamento del report Oms di Francesco Zambon per opera dell’ex consulente delle vittime della Bergamasca Robert Lingard. Un rapporto fatto sparire su pressioni dell’esecutivo perché denunciava sia la mancata applicazione del piano pandemico sia la gestione «caotica e creativa» della pandemia. La mancata applicazione era stata anche oggetto di una puntata di Report giudicata diffamatoria da parte di Guerra. Fonti della trasmissione televisiva hanno fatto sapere al Giornale che il tribunale di Roma ha dato loro ragione e condannato l’ex manager al pagamento delle spese processuali
«Siamo davvero molto soddisfatti di questo risultato, è un grande risultato per noi legali di centinaia di familiari delle vittime, che ridà rispetto e dignità a quei corpi accatastati cui è stata negata anche la dignità della sepoltura», dicono il pool di avvocati composto da Consuelo Locati, Alessandro Pedone, Luca Berni, Piero Pasini, Giovanni Benedetto ed Elisabetta Gentile.
L’ex procuratore capo di Bergamo Antonio Chiappani, in un’intervista al Giornale alla vigilia del suo pensionamento, aveva chiesto che il fascicolo d’indagine - finito in un nulla di fatto al tribunale dei ministri di Brescia che aveva assolto l’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza - si era detto disponibile a fornire alla commissione d’inchiesta Covid tutto il materiale probatorio raccolto dai suoi inquirenti. Motivo in più per ascoltarlo in commissione.
Come era emerso nel corso dell’audizione di Domenico Arcuri in commissione, l’acquisto di mascherine dalla Cina - anche con marchio Ce contraffatto - era necessaria dall’assenza di adeguate scorte che invece erano previste dal Piano. Se ci fosse stato un Piano vigente, lo Stato avrebbe avuto la possibilità di imporre ad alcune aziende (come Fiat) la riconversione industriale e la cessione delle mascherine allo Stato a un prezzo calmierato.
Altro che il mercato di Dpi dalla Cina che ha ingrassato e non poco i vari mediatori di Pechino, circostanza su cui lo stesso Arcuri verrà sentito nei prossimi giorni. La verità sulla gestione della pandemia si avvicina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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