Poliziotti come maiali sui social, chiesta l'archiviazione per il rapper Frah Quintale

Il cantante era stato accusato di vilipendio. Insorge il sindacato Mosap: "Abbiamo proposto opposizione al gip"

Poliziotti come maiali sui social, chiesta l'archiviazione per il rapper Frah Quintale
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La procura della Repubblica di Milano ha chiesto di archiviare le accuse di diffamazione e vilipendio delle forze armate contestate al rapper Frah Quintale, una decisione che ha provocato la reazione del sindacato di polizia Mosap, pronto ad opporsi in tribunale.

L'episodio incriminato risale all'agosto del 2022, quando Francesco Servidei, questo il vero nome del rapper, dopo un concerto tenuto a Corigliano Rossano (Cosenza) pubblicò sulla propria pagina Instagram un post che scatenò un'ondata di polemiche in rete. Nell'immagine è possibile scorgere sette agenti in divisa a cui con un fotomontaggio Frah Quintale aveva apposto una testa di maiale in stile cartoon, "rafforzando la portata offensiva del messaggio con un laconico 'se mi guardi così'", spiega il sindacato.

Ciò nonostante è arrivata la richiesta di archiviazione:"Per il pm paragonare poliziotti ai maiali, non costituisce reato", commenta con amarezza il segretario generale del Movimento sindacale autonomo di polizia Fabio Conestà. "È davvero incredibile che il pm abbia inteso chiedere l’archiviazione nonostante la pg avesse concluso per la chiara portata diffamatoria dello scritto, amplificata dalla notorietà dell'artista", considera ancora Conestà.

Ecco spiegato il motivo per cui il Mosap ha deciso di opporsi alla richiesta attraverso i propri legali, nella speranza che il tribunale "non svilisca il delicato compito che le forze dell’ordine svolgono in una città ad alto tasso di delinquenza come Milano".

Nel documento di opposizione presentato attraverso l'avvocato Antonello Madeo, il Mosap sottolinea con forza il fatto che la polizia giudiziaria aveva fin da subito messo in evidenza che, "nonostante la rimozione" dalla pagina social, quel post "ha avuto una forte risonanza mediatica in quanto numerosi siti web e testate giornalistiche online hanno riportato la notizia attraverso articoli con annessa immagine denigratoria". La stessa notorietà del rapper aveva contribuito a diffondere il messaggio.

"Limitandosi a (scarsamente) motivare solo sulla denuncia proposta da altro sindacato di Polizia" sul vilipendio, spiegano i legali del sindacato, "senza considerare l’articolato atto di impulso processuale proposto dal Mosap, il magistrato inquirente ha convalidato la condotta diffamatoria dell’indagato nei confronti del Corpo della Polizia di Stato e degli uomini che quotidianamente si prodigano per assicurare l’ordine pubblico e la

sicurezza interna". Nel documento con cui si contrappone alla richiesta di archiviazione, il Mosap evidenzia con forza la"gravità dell’offesa cagionata a tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato".

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