Ponte Morandi, l'ex ad: "Responsabile, ma non colpevole"

Giovanni Castellucci depone in aula al processo per i 43 morti del crollo: investivamo da tre anni

Ponte Morandi, l'ex ad: "Responsabile, ma non colpevole"
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"Mi sento tuttora responsabile per la gestione e custode del Ponte Morandi, ma non colpevole. È stata una sconfitta per tutti: per la collettività, per gli sforzi che avevano portato a una sicurezza totale sulle nostre Autostrade. Il peso per il crollo lo sentivo allora e lo sento ancora adesso, sono consapevole della sua dimensione per le vite spezzate, per l'assurdità della morte, spazzate su un viadotto". A parlare è Giovanni Castellucci nella sua deposizione nel corso del processo per la strage del 14 agosto 2018, costato la vita a 43 persone. L'ingegnere, ex ad di Autostrade, ha ammesso di aver "subito, sbagliando la decisione di fare quel comunicato il 16 agosto in cui la società minacciava azioni per turbativa sul prezzo del titolo", una nota a suo dire "chiesta da Consob".

"Sono stato tra i primi ad arrivare, ho cercato di aiutare nei comitati di crisi mi sono messo a disposizione del presidente della Regione ma con ammirazione verso chi gestiva la crisi, verso chi salvava vite, chi stata scavando. E ho sentito la frustrazione di non potere essere utile se non accelerando quello che potevo fare, come la strada del Papa (strada a mare, ndr) e ho fatto nei mesi successivi tutto quello che era utile per alleviare pene di chi soffriva, avremmo potuto farlo noi il Ponte e più velocemente, ma tutto ciò non è bastato", ha sottolineato l'ex ad di Autostrade, ricordando anche che su quel ponte "i lavori erano continui e una società ricca investiva da almeno tre anni continuamente", tanto che "una grande società di ingegneria, Cesi, non più tardi di due anni prima e poi confermato a valle della tragedia aveva scritto senza dubbio che le procedure di ispezione erano sicuramente adeguate".

Castellucci in questi anni ha preferito tacere il più possibile sulla vicenda, anche in ossequio alle indagini e ai processi: "Per tutti questi anni ho cercato di essere silente perché ho pensato che la verità dovesse uscire in maniera piena e libera. Per altro su un ponte che io conoscevo solo di sfuggita. Ho chiesto che tutte le vittime fossero rimborsate. Il mio bonus l'ho devoluto a favore delle vittime, per supportare gli studi dei figli. Spero che questi contributi siano andati a buon fine, io non ne so più nulla perché non ho più rapporti con Aspi e Atlantia", ha ribadito. Ed è proprio sul rapporto con i parenti delle vittime che l'ex ad insiste: "Non mi sono mai sottratto ai confronti con loro, ho cercato di fare quello che potevo ma questo diventa nulla in confronto all'enormità della tragedia e ne sono consapevole".

E a chi lo ha accusato di aver risparmiato per garantire più dividendi risponde: "I costi per le manutenzioni non sono mai calati, è un'idea che non ha basi.

Il dividendo del 2017 - ha spiegato l'ex top manager - era dovuto a un fatto straordinario, il riassetto organizzativo di un asset passato da Autostrade ad Atlantia, tanto che le Autorità dei trasporti ha fatto un'analisi per verificare l'efficienza della spesa dei vari concessionari e ha stabilito che Autostrade spendesse troppo, un 10% in più del necessario". Di contro, "il piano finanziario di Aspi con il decreto Genova presenta circa 21 miliardi di dividendi in 19 anni dal 2020 al 2038.

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