"Gentile Direttore Feltri, migliaia di questi presunti utilizzatori della materia grigia hanno firmato per far escludere Israele dalla Biennale. Io, pur avendo fatto studi classici eccellenti ed essendo stato docente universitario per quasi quarant’anni con apprezzata attività di ricerca e relativa abbondante pubblicazione dei risultati, non mi ritengo pari di questi signori presuntuosi e alquanto supponenti. Se essere intellettuale significa odiare a morte chi è diverso (poi magari discutiamo se Lgtb è diverso o no per costoro), penso che questo sia un concetto medioevale decisamente squalificante e tutt’altro che di alta produzione neuronica.
Mi vergogno di essere concittadino di simili esseri, ma penso che ad essi non importi un fico secco: loro sono loro e io non sono un c...!"Franco Vaia
Gemona (Udine)
Caro Franco,
gli individui che hanno promosso l'iniziativa a cui ti riferisci, ossia il boicottaggio della delegazione di Israele a Venezia, sono non a caso tutti di sinistra, quella sinistra che si proclama antifascista e che quindi dovrebbe rigettare i metodi squadristi ma che pure li adopera sistematicamente contro tutto ciò che non le piace nonché contro coloro i quali considera nemici. La sinistra ci fa le prediche contro l'odio e a favore dell'inclusione, della globalizzazione, dell'amore universale, della pace, della concordia, tuttavia pretende l'isolamento e l'emarginazione di chi non aderisce al suo credo, di chi osa dissentire, di chi non si conforma alle sue vedute e posizioni, le uniche che ritiene lecite e ammissibili. Di cosa ci stupiamo? Mi meraviglierei ormai se tutto questo non avvenisse.
Mi hai ricordato le parole dello storico Renzo De Felice, che in una intervista risalente al 1976 spiegò: «Il fascismo ha fatto danni infiniti, ma uno dei danni più grossi che ha fatto è stato quello di lasciare in eredità una mentalità fascista ai non fascisti, agli antifascisti, alle generazioni successive. Una mentalità fascista che va, secondo me, combattuta in tutti i modi perché pericolosissima. Una mentalità di intolleranza, di sopraffazione ideologica, di squalificazione dell'avversario per distruggerlo».
Ecco, questa maniera di essere dei progressisti oggigiorno è ancora più evidente, ossia questi vizi si sono aggravati, certe tendenze incancrenite, il senso di superiorità morale è addirittura cresciuto, trasformandosi in arroganza, supponenza, livore, censura. Sì, censura, perché di questo si tratta, parliamoci chiaro. Pretendere l'esclusione di Israele dalla Biennale d'arte di Venezia, che rappresenta un'occasione di incontro e di scambio in quella che è una zona franca, libera, ovvero il campo delle arti, è una forma di condanna e punizione inflitta ad artisti che avrebbero la colpa di essere ebrei. Siamo davanti ad una discriminazione che ha l'aggravante di richiamare inevitabilmente alla memoria quello spirito antisemita che ha caratterizzato proprio certi regimi totalitari, primo tra tutti il nazismo, di cui la sinistra dichiara di avere orrore. Tuttavia gli si avvicina parecchio.
A questa classe di comunisti decaduti, antifascisti dell'ultima ora, pacifisti di cartapesta, tolleranti solo verso ciò che gli conviene,
vorrei fare notare che, se proprio è la pace il loro fine, dovrebbero vedere nell'arte una opportunità di ritrovo e di conciliazione e non farne l'ennesimo buon pretesto per domandare i tanto amati e illegittimi depennamenti.
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