Statue di Rosa e Olindo vicino al luogo della strage di Erba: la provocazione

Ad Erba, a pochi metri dal luogo teatro della strage, sono comparse due sculture raffiguranti Rosa Bazzi ed Olindo Romano. Si tratta dell'opera provocatoria di un artista, che ha voluto così criticare la "società dello spettacolo"

L'opera installata ad Erba
L'opera installata ad Erba
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Due sculture, raffiguranti Rosa Bazzi ed Olindo Romano, sono comparse nelle scorse ore nel centro di Erba, a pochi metri di distanza dal luogo in cui nel 2006 si consumò la strage. Si tratta a quanto pare dell'opera dell'artista Nicolò Tomaini, il quale sui propri canali social ne ha rivendicato la realizzazione spiegando in una lunga nota (firmata dal critico Filippo Mollea Cereano) i motivi che lo hanno spinto a realizzare due riproduzioni a grandezza naturale dei coniugi. Si tratta evidentemente di un'opera d'arte di stampo provocatorio, che trae spunto dalle opere di Marina Abramovic per quel che riguarda lo stile: Rosa tende una freccia verso Olindo, con le due statue separate dall'arco che ricordano la celebre performance dell'artista naturalizzata statunitense insieme ad Ulay intitolata "Rest Energy". Al netto dell'omaggio, si tratterebbe a detta dell'artista di una critica alla cosiddetta "società dello spettacolo" teorizzata dal filosofo Guy Debord: Tomaini non entra nel merito del processo, ma punta il dito contro la presunta spettacolarizzazione dell'accaduto e le varie ricostruzioni dei fatti proposte nel corso di quasi due decenni dai mass media.

"Presupponiamo noti i fatti, e chiariamo subito che non ci interessa affatto la diatriba su innocenza o colpevolezza, correttezza processuale, consistenza delle prove - si legge sulla pagina Facebook dell'artista a proposito della presentazione dell'opera - quello che invece interessa è come nella società contemporanea si possa costruire una verità ufficiale, che poi all’occorrenza si può anche decostruire con gli stessi identici strumenti, per rifarla ancora e disfarla, tutte le volte che si vuole. Il processo, la ricostruzione che in esso è emersa delle vicende, la cronaca giudiziaria e la narrazione mediatica dei fatti non sono altro che alcuni dei passaggi attraverso cui nella percezione sociale si compie l’inversione del rapporto tra la realtà delle cose e la sua rappresentazione". L'installazione sarebbe a quanto pare stata realizzata a seguito dell'accoglimento della richiesta di revisione del processo, con udienza fissata a Brescia per dopodomani. Rosa e Olindo sono com'è noto stati condannati all'ergastolo con l'accusa di aver ucciso Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini.

Ma sperano che dalla Corte d'Appello bresciana possa arrivare la sentenza capace di ribaltare la condanna. Un lungo percorso giudiziario che ha visto continui ribaltamenti di fronte. Ed è in quest'ottica che si inserisce l'opera di Tomaini.

"L’assoluto realismo, la veridicità della rappresentazione, in cui le figure umane che nell’opera originaria della Abramovic erano incarnate da persone reali in azione (la artista e il suo storico compagno) sono sostituite dalla riproduzione - si legge nel post pubblicato da Tomaini - curata fin nei minimi dettagli, di Olindo e Rosa, protagonisti indiscussi della vicenda (o meglio della sua narrazione) sottolinea l’azzeramento della separazione tra la realtà, la sua ricostruzione e l’invenzione fantastica. Sottolinea che viviamo in un tempo in cui ciò che si percepisce come accadimento, come evento storico, non è diverso dalla simulazione, da una efficace messa in scena".

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